• BASKET - DALIPAGIC LO SLAVO DAL CUORE ITALIANO •

2/2/2005
(Raul D'Amato dal mensile n. 3 di PianetAzzurro) - Ha un cognome importante Davorin Dalipagic. Un cognome appartenuto al più grande ‘cannoniere’ della nazionale jugoslava di basket anni ottanta: suo padre Drazen. E quando decidi d’imboccare la stessa strada del tuo genitore, quel cognome rischia di pesare come un macigno. I confronti con i grandi del passato si sa possono rendere la vita impossibile, ancor di più se la gente ti valuta quale figlio di un ‘mostro sacro’ della pallacanestro. Ma Davorin ha spalle forti, forgiate da numerose esperienze in giro per il mondo. Ha infilato i primi canestri nel Partizan della sua nativa Belgrado, per poi affrontare l’avventura del college statunitense alla South Alabama University. Il ritorno in Europa nel 1998, calcando i parquet di Turchia, Ungheria, Olanda, Portogallo, Cipro e Slovenia, prima di approdare in Italia e vestire la casacca della Pompea Napoli. Quell’Italia nella quale ha trascorso molti anni della sua infanzia, mentre papà ‘Praja’ realizzava vagonate di canestri con addosso la maglie della Reyer Venezia, di Verona ed Udine, città alla quale Davorin è legatissimo. L’Italia ha sempre avuto un posto speciale nel tuo cuore, non è vero? ”Si è vero, ho trascorso tanti anni belli, soprattutto in Friuli. Tant’è che sono tifosissimo dell’Udinese e cerco andare a seguire le partite allo stadio ogni volta che posso, compatibilmente con i miei impegni nel basket. Nelle ultime settimane i bianconeri mi stanno facendo soffrire, visti i risultati non proprio brillanti”. Qual’è stata la tua reazione alla proposta d’ingaggio della Pompea?. “Ovviamente sono stato felicissimo, sia per l’affetto che mi lega all’Italia, sia perché questo è il miglior campionato del mondo, NBA esclusa. È molto stimolante misurarmi a questi livelli anche se, fino ad ora, non ho avuto un minutaggio molto alto. Cerco di dare il massimo in allenamento e di tenermi sempre pronto, per sfruttare tutte le opportunità che il coach vorrà concedermi”. Una stagione, però, non felicissima per la squadra, con un risultati e prestazioni sempre altalenanti e sicuramente inferiore alle attese. La tua spiegazione? “Forse difettiamo in determinazione. Soffriamo molto quando gli avversari ci aggrediscono e, in quelle situazioni, non reagiamo con la cattiveria necessaria. È aspetto sul quale dobbiamo migliorare tanto. Non trascurerei anche un pizzico di malasorte. Abbiamo subito una valanga d’infortuni che hanno colpito tutti i giocatori del roster, me compreso. Praticamente non abbiamo mai lavorato a ranghi completi ed ottenere buoni risultati senza lavorare con continuità e tutti gli effettivi a disposizione è impossibile”. Restando in argomento, adesso dovrete nuovamente fare a meno di Allen. “Proprio così. È stato già fuori per oltre un mese a causa dell’intervento al menisco, ora questo nuovo stop. Speriamo si riprenda al più presto, abbiamo bisogno del nostro leader per uscire dal momento difficile che stiamo vivendo. Mi auguro, soprattutto, che la sfortuna ci lasci finalmente in pace”.

 

 

 

     INDIETRO