18/11/2005
(Dal mensile di novembre, Raul D’Amato /
foto di Felice De Martino) - Basket, basket
ed ancora basket. A colazione, a pranzo ed a
cena. Di questo deve essersi ‘nutrito’ James
‘Jay’ Larranaga fin dai tempi della sua
infanzia. Se tuo padre – Jim – è un
importante allenatore di college basketball,
con una solida carriera costruita a suon di
record vincenti e premi con le università di
George Mason e Bowling Green State, allora
nel tuo sangue in compagnia dei globuli
rossi scorre molta palla a spicchi. Giusto
per far comprendere meglio la levatura del
personaggio a quelli non perfettamente
addentro alle questioni del basket NCAA, il
papà di James è colui che ha forgiato
Antonio Daniels, quarta scelta assoluta NBA
ed attualmente guardia titolare dei
Washington Wizards insieme a Gilbert Arenas.
E se qualcuno non frequenta più il mondo del
primo campionato del mondo da quando Magic e
Bird hanno abbandonato il parquet, sappia
che Larranaga senior è stato assistente a
Virginia quando da quelle parti ‘bazzicava’
un tale Ralph Sampson. “Mio padre mi ha
insegnato tante cose sulla pallacanestro.
Soprattutto mi ha fatto capire che per
essere un buon giocatore devi lavorare
sempre duro”. E la lezione del padre, Jay
dimostra di tenerla sempre ben presente.
L’intervista che state leggendo è stata
fatto quando dal PalaBarbuto erano andati
via tutti. James è stato l’ultimo a lasciare
il campo dopo il via libera di Bucchi,
continuando a lavorare sul suo jump dai 6.25
con una lunga serie di tiri in compagnia di
Maurizio Bartocci. Eppure Larranaga non è
solo un tiratore: nelle gare disputate con
la casacca azzurra i più attenti avranno
notato l’aggressività con la quale difende.
“Un buon difensore? Forse”, si schermisce
alla domanda. “Ho le caratteristiche fisiche
tipiche del tiratore, non ho grande forza
atletica ma non per questo trascuro
l’aspetto difensivo. Il mio orgoglio mi
spinge sempre a dare il massimo e la difesa
nasce soprattutto dal tuo atteggiamento
mentale. È vero, le società che mi
ingaggiano spesso pensano a me
esclusivamente come un tiratore. Dopo
qualche mese, però, si accorgono che ci sono
anche altri aspetti del mio gioco e ne sono
molto contenti”. Dopo l’università la sua
carriera si è svolta unicamente in Europa,
eppure non sembra soffrire di nostalgia per
gli States. “A me e alla mia famiglia piace
vivere in Europa, in special modo in Italia.
Anche sotto il profilo della pallacanestro.
Qui si gioca più di squadra rispetto agli
Stati Uniti ed è un tipo di basket che sento
più mio. E che alla fine paga, se si guarda
ai risultati ottenuti da Argentina ed Italia
alle ultime olimpiadi”. Sempre l’Europa,
grazie alle origini irlandesi della sua
famiglia, gli ha permesso di giocare in una
nazionale nella quale, come compagno di
squadra, c’è quel Marty Conlon che da questi
parti conosciamo piuttosto bene. “Marty è
incredibile” sorride Jay. “Mi ha parlato in
termini entusiastici di Napoli, della sua
gente e della società. E non si è limitato
ai soliti aspetti: mi ha anche consigliato
un’ottima libreria!”.
|