15/6/2005
(Raul
D'Amato)
Piero Bucchi e Napoli. Un rapporto forte,
costruito in soli otto mesi di permanenza del
tecnico bolognese sulla panchina azzurra nella
stagione 2001/2002 e culminati con quella
splendida promozione in serie A ai danni della
favoritissima Reggio Emilia. Un legame che non
si è mai dissolto completamente, nonostante
l’inaspettato addio consumato pochi giorni dopo
aver centrato quel traguardo. Tanti gli
estimatori che Bucchi aveva lasciato in città,
non solo per il risultato sportivo conseguito,
ma anche per il suo essere sempre disponibile e
cortese con tutti, mai fuori dalle righe eppure
determinato come pochi. Qualità umane che gran
parte dell’ambiente napoletano non ha mai
cessato di apprezzare e le calorose accoglienze
ricevute in tutte le occasioni nelle quali si è
presentato nella veste di coach avversario sono
lì a testimoniarlo. Inoltre, dopo quella
improvvisa rottura con la società, aleggiava
nell’aria una sorta di sensazione d’incompiuto,
come se quella ‘missione sportiva’ non fosse
stata mai effettivamente completata. Ed è
proprio Piero, raggiunto al telefono qualche ora
prima della sua presentazione ufficiale, a
chiarirci l’aspetto di quella vicenda ed a
spendere le prime parole sulla nuova avventura.
“Ci tengo a precisare, ancora una volta, che
quell’addio avvenne molto a malincuore. Ma si
erano create situazioni per le quali all’epoca
ritenni che il lavoro a Napoli non potesse
continuare. So anche che il presidente Maione
non digerì la vicenda ma, con il tempo, ha
capito le motivazioni della mia scelta. Ora sono
davvero molto felice di ricominciare e sai che
non è una dichiarazione di facciata”. Cosa hai
sempre portato con te di quella esperienza di
tre anni fa? ”La splendida accoglienza ricevuta
da parte di tutta la città, quel calore umano
che ho subito avvertito. Napoli è incredibile,
mi accolse a braccia aperte ed io mi ha fatto
sempre sentire a mio agio. In questi anni ogni
volta che mi ritrovavo a parlare di Napoli mi
accorgevo di avere il sorriso sulle labbra. Sono
stati questi aspetti a far sì che, una volta
ricevuta la nuova proposta di collaborazione, vi
abbia aderito con tutto il mio entusiasmo”. Come
pensi d’impostare la squadra per la prossima
stagione? Sarà ancora in vigore la regola dei
tre extracomunitari. Sceglierai tre esterni o
soltanto due, prendendo un lungo come terzo?
“Premesso che il mercato non è ricco di
giocatori qualità e quei pochi costano caro,
molto dipenderà dai ruoli che riusciremo a
coprire con comunitari ed italiani. Ti posso
però anticipare che il playmaker sarà
sicuramente americano. Non ti nascondo che stimo
molto Jerome Allen e che, più volte, ho tentato
di averlo con me a Roma. So anche, purtroppo,
che in questa stagione ha avuto parecchi
problemi fisici. Ovviamente sceglieremo senza
correre rischi che potrebbero comprometterci la
stagione”. Restando in argomento confermi
l’orientamento della società nel ripartire dai
tre sotto contratto, ovvero Spinelli, Cittadini
e Rocca? “Parlerò con loro per spiegare e
chiarire quale sarà il ruolo di ciascuno nel
roster. Se accetteranno con entusiasmo faranno
parte della squadra. Ma se qualcuno dovesse
ambire ad altre posizione, preferisco che segua
le sue ambizioni in una realtà differente
piuttosto che restare qui a malincuore. La
serenità di ognuno è fondamentale per creare i
giusti equilibri”. A Probabilmente, con il nuovo
assetto dirigenziale, ora c’è maggiore
‘collegialità’ nella costruzione della squadra e
magari anche questo ha influito sul tuo ritorno.
“Nel lavoro non voglio imporre le mie scelte ad
ogni costo, non fa parte del mio modo d’essere.
Sono convinto che tutto quello che si fa debba
essere condiviso da quelle due-tre persone che,
a seconda dei rispettivi ruoli, entrano nella
composizione del roster. L’accordo e la
condivisione degli intenti deve essere
collegiale”. Bentornato Piero, bentornato di
vero cuore. |