27/4/2005
(ESCLUSIVA PIANETAZZURRO, dal numero 6 del
mensile, Raul D'Amato) - Nel campionato
della Pompea, contraddistinto da risultati e
prestazioni altalenanti, Richard Mason Rocca
rappresenta una delle poche, se non l’unica,
lieta eccezione. Perché il ragazzo nato a
Evanston nell’Illinois il suo solido contributo
lo assicura sempre, come testimoniano le cifre
messe insieme nella sua stagione da rookie in
seria A (10.1 punti e 6.8 rimbalzi in 22.4
minuti di utilizzo). Inoltre ‘Mason’ garantisce
un impatto in termini di aggressività difensiva
e dinamicità che i freddi numeri non possono
raccontare ma che, a questi sommati, gli hanno
fatto guadagnare un posto nello starting five.
Molte di queste qualità, probabilmente, sono
maturate durante gli anni universitari -
conclusi con una prestigiosa laurea in
ingegneria - trascorsi a Princeton, un ateneo
che alla pallacanestro ha dato moltissimo in
termini di gioco. Al suo celebrato coach Pete
Carrill si deve per esempio l’invenzione del
‘backdoor’ - il taglio dell’attaccante alle
spalle dell’uomo addetto alla sua marcatura –
con il quale i ‘secchioni’ di questo college
hanno spesso giocato tiri mancini ad avversari
molto più dotati di talento ed atleticità. Il
suo marchio di fabbrica, quel gancio purtroppo
erroneamente caduto in disuso tra i lunghi che
calcano i parquet di tutto il mondo, Mason lo ha
appreso proprio a Princeton. “Lo insegnano a
tutti i pivot del college, dal primo giorno che
metti piede in palestra. Visto che sono un lungo
non dotato di un fisico particolarmente grande
né di una grossa elevazione, avevo bisogno di un
tiro non facilmente stoppabile dagli avversari.
Il gancio, sotto questo aspetto, è perfetto per
me”. Sei arrivato in Italia, la terra dei tuoi
avi, grazie a coach Mazzon che prima ti ha
voluto a Jesi in legaDue, dove hai disputato tre
ottime stagioni, poi ti ha portato a Napoli in
serie A. Hai incontrato difficoltà nel salto di
categoria? “Pensavo mi ci volesse più tempo per
adattarmi. Un po’ di emozione all’inizio, poi
tutto è andato via facile. La differenza
principale è che in legaDue il 70% delle cifre
di una franchigia sono prodotte da due o tre
giocatori, mentre in serie A c’è bisogno
dell’apporto di tutti, si gioca più di squadra.
La rotazione degli giocatori è maggiore e spesso
anche in pochi minuti devi garantire qualità”.
Il tuo impatto con la città? “Napoli mi piace, è
una città molto vivace ed è così ricca di
storia. Sono stato in giro anche nei dintorni,
visitando Pompei e portando la mia famiglia in
giro per la meravigliosa costiera Amalfitana”.
In poco tempo sei diventato un beniamino dei
tifosi che amano la determinazione con la quale
giochi. “Ovviamente sono felice che apprezzino
la mia grinta. Sono uno che lotta e che dà
sempre il massimo per vincere”. Sei uno dei
pochi ad avere il contratto con Napoli anche per
la prossima stagione. Fai già progetti?
“Sinceramente no. Dobbiamo ancora concludere
questo campionato, con una qualificazione ai
playoff da conquistare. Tutta la mia
concentrazione è rivolta ai prossimi avversari
che dobbiamo affrontare. Per il futuro c’è
tempo”. Ed un pensierino alla nazionale
italiana? “Recalcati mi ha già dato
l’opportunità di partecipare a qualche stages.
Sarebbe un grande onore per me vestire la
casacca azzurra”. |