• CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - SANGUE AZZURRO E BELLA PRESENZA... •

26/5/2008

(RENATA SCIELZO) - VENGO DOPO IL TG diceva Arbore. VENGO DOPO IL DG, diciamo noi. Ci caliamo nelle vesti, francamente un po’ larghe del dg Pierpaolo Marino, e diamo il la ad una nuova rubrica, nella quale a turno noi redattori di Pianetazzurro ci divertiremo a suggerire almeno virtualmente pedine di mercato che potrebbero rivelarsi fondamentali per l’assetto tecnico – tattico del nuovo Napoli.
Dando per scontato che i primi e più grandi acquisti si chiamino Hamsik e Lavezzi – trattenerli a Napoli è il primo grande colpo di mercato – e felici per il riscatto di Blasi e il rinnovo della comproprietà di Zalayeta, ci fermiamo nella zona del campo dove gioca quest’ultimo e proviamo – e ci risulta facile facile – a suggerire un nome a Marino.
Napoletano, giovane e di bella presenza, bomber d’area con 19 goal all’attivo, secondo quest’anno solo a Del Piero e Trezeguet (e non sono proprio due tipi qualunque). A chi corrisponde quest’ identikit? E’ pressoché impossibile non rispondere.
Un nome: Marco Borriello e un mea culpa: il nostro. Ma ce la caveremo anche stavolta.
L’ipotesi Borriello in azzurro per la verità era stata più volte ventilata già lo scorso anno di questi tempi, quando il bel ragazzone di San Giovanni a Teduccio veniva da una stagione panchinara e piuttosto fallimentare al Milan. Si erano levati i cori dei tifosi all’unisono contrari all’arrivo di Borriello e ci si era unita anche la voce, tra le tante, della sottoscritta che – e non è un problema ammetterlo – nell’ariete credeva poco. Sembrava uno di quei giocatori destinati ad essere una bella e momentanea figurina da collezione più che un bomber di razza. Il ragazzo pare si fosse offerto al Napoli, ricevendo un trattamento di quelli non proprio incoraggianti, soprattutto se si pensa che Napoli è la sua città, che la maglia azzurra è quella che ha nel cuore.
Ma come recita l’adagio: “Chi disprezza vuol comprare”. Mettendola così ci salviamo in corner (tanto per restare in tema) e rilanciamo proprio chi in parte avevamo disprezzato. Dalla nostra i fatti: una stagione spettacolare al Genoa, goal e bel gioco e una maturità professionale che ha fruttato al ragazzone la convocazione agli Europei nella nazionale maggiore, al fianco di altre due spine nel fianco Made in Naples, Totò di Natale e Fabio Quagliarella, altri due, che sebbene in un altro tipo di modulo, diventerebbero insieme al Pocho croce e delizia del nostro campionato. Croce per quelli come Nesta (ricordate le sue espressioni al manifestarsi di Lavezzi nei pressi della sua area piccola?), delizia per gli occhi degli appassionati dei funambolismi col pallone.
Ma torniamo al punto di partenza: Borriello. E proviamo a spiegare perché proprio lui.
Nell’attesa e nella speranza che il Panterone torni integro e con la partenza certa del Pampa Sosa e quasi certa di Calaiò, che per altro nei pochi scampoli di partita giocati si è rivelato inaffidabile, è questo il nome che ci sembra più appropriato per far sognare i tifosi azzurri e per far urlare a squarciagola a Raffaele Auriemma il suo “Si gonfia la rete”. Un bomber di razza, uno con il fiuto del goal, uno che lanciato da Lavezzi e da uomini sulle fasce che spingono con continuità (e qui si apre un altro capitolo acquisti) e sono in grado di piazzare cross perfetti (insomma che non si chiamino Garics per intenderci…) potrebbe mettere a repentaglio la sanità mentale dei difensori avversari. Uno che assicura al nostro attacco un buon numero di goal, uno che vede la porta e la imbuca con una certa nonchalance.
Un acquisto del genere tuttavia comporterebbe un certo esborso e qualche sacrificio per la società. Le quotazioni di Borriello dopo la stagione magica vissuta all’ombra della lanterna sono salite e potrebbero ulteriormente lievitare nel caso in cui il bomber dovesse disputare un europeo ad alti livelli.
In questo momento la nostra fortuna si chiama Luca Toni, con lui davanti è difficile che Roberto Donadoni conceda al bravo ma giovane Marco troppe chance.
Al Napoli quindi non resta che muoversi e intavolare quanto prima la doppia discussione con il Genoa e soprattutto con Galliani e Braida del Milan (e con questi ultimi dopo averli costretti a guardare la Champions in tv non sarà proprio facile). Quanto prima per due motivi: e perché non sarà il Napoli l’unico a muoversi sulle tracce del bomber e perché, come detto, c’è il rischio che le sue quotazioni salgano ulteriormente. Bisognerà convincere anche il procuratore del ragazzo, Tiberio Cavalleri, che fino a qualche mese fa spingeva per accasarlo alla Roma, altra squadra alla ricerca di un bomber di peso.
E comunque una volta acquisito si aprirebbe un altro doloroso capitolo: quello degli ingaggi. Un capitolo che come più volte abbiamo detto riguarda chi veste già la maglia azzurra e chi potrebbe vestirla. Il presidente e il dg hanno finora fatto più che bene, ma se vogliono costruire una squadra di livello, possono sì continuare ad investire su giocatori prospettici, ma una volta che li hanno lanciati nell’Empireo del pallone, devono necessariamente rivederne l’ingaggio, altrimenti ad uno ad uno li si vedrà accasarsi dove piovono lustrini e soprattutto verdoni.
Basterebbe fissare un tetto per le prime due stagioni, per i primi due anni di contratto e poi, nel caso in cui le cose siano andate bene, sedersi al tavolo e rivedere il tutto. Non ci pare la fine del mondo e soprattutto è un discorso rispettoso per chi arriva. Della serie: ti fai le ossa, poi una volta che hai dimostrato quanto vali il tuo ingaggio sale e sale meritocraticamente, in relazione a quello che hai dimostrato. Si tratta di adottare una logica premiante, che è giusto che ci sia nello sport e che non dovrebbe scuotere lo spirito egualitario che alberga nello spogliatoio, ma anzi stimolare tutti i ragazzi a far sempre meglio. Una sorta di premio di produzione. E ci pare l’unica soluzione per trattenere giocatori che sono ormai il pallino non solo delle grandi nostrane, ma anche di quelle inglesi. E’ vero l’amore per la maglia azzurra, ma chi tira calci ad un pallone, duole dirlo, vive anche di altro. Il che non significa solo e necessariamente danaro: ma anche vittorie. E per vincere ormai bisogna fare squadre competitive e bisogna spendere, con oculatezza e circospezione, ma bisogna farlo.
Dette e contraddette le nostre (e ci autocitiamo), aspettando Marco Borriello e sperando che agli Europei non faccia troppi sfracelli - che ci pensi Luca Toni a segnare, Marco conservi per i 60000 del S. Paolo i suoi goal - vi salutiamo e ci congediamo. Non perdete i prossimi consigli per gli acquisti e diteci la vostra su voce e popolo e su casa Napoli.

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