• ROBERTO CARLOS SOSA: “QUI A NAPOLI LA SOCIETA’ COSTRUIRA’ UN QUALCOSA DI FAVOLOSO, DI ECCEZIONALE” •

23/11/2005

(MICHELE CAIAFA) – “Siamo il Napoli. Non abbiamo scuse, dopo quello che ci è successo la scorsa stagione. Non dobbiamo lamentarci dei campi, degli arbitri. Ribadisco, noi siamo il Napoli e dobbiamo pensare solo alla vittoria”. Queste erano le parole, pronunciate dall’attaccante del Napoli, Roberto Carlos Sosa detto “il Pampa”, perché originario della zona argentina della Pampa, dopo la gara pareggiata dal Napoli a Gela, il 9 ottobre. “Al termine di quella gara – dice oggi Roberto Sosa – eravamo tutti un po’ nervosi, infatti rompemmo con un calcio, anche la porta dello spogliatoio che ci ospitava. A quel punto capii, che bisognava invertire la tendenza della nostra stagione, altrimenti avremmo fatto la fine della stagione precedente, e questo non c’è lo potevamo permettere, per i tifosi e per la società. Allora decisi di fare quelle dichiarazioni di cui sopra, per cercare di dare una scossa a tutti noi. Questa è stata la causa di quella che fu considerata una mia esplosione verbale, ma tale poi non è stata, visto che avevo fatto quello sfogo, con il preciso motivo che vi ho spiegato. Da quel momento in poi, c’è stata davvero un’ inversione di tendenza di risultati e di prestazioni, e per me il motivo di questa inversione, è stata data dal fatto che, abbiamo finalmente capito che maglia indossiamo, e chi davvero siamo. Appunto, il Napoli”. Queste le dichiarazioni dell’argentino, un Sosa, davvero in forma smagliante, sotto tutti i punti di vista e con il quale ci appresteremo a fare una lunghissima chiacchierata, che abbraccerà vari campi, non solo il Napoli.

- Ed allora cominciamo a parlare proprio del Pampa, di questo suo periodo napoletano, come considera la città, quali sono le su aspirazioni future, etc…
“Capii di aver fatto una scelta giustissima, accasandomi a Napoli, già dal primo giorno che arrivai qui. Ricordo di essere stato il primo calciatore contattato dal direttore generale Pierpaolo Marino per la rinascita della squadra e della società dalle ceneri del fallimento dell’ex società azzurra. Fui anche il primo ad arrivare in città. Ricordo che sbarcai all’aeroporto di Capodichino, la domenica mattina, e c’era un gruppetto di tifosi, che senza aver fatto ancora nulla per la squadra azzurra, inneggiavano già al mio nome. A quel punto mi chiesi subito il perché, non ero arrivato prima in questa stupenda città. Anzi vi dico anche, che ero già stato vicino a vestire la casacca azzurra qualche anno fa. Si era parlato di ciò, ma ci si fermò al pour parlè (chiacchiericcio) e non se ne fece più nulla per il mio trasferimento. Ma sono contentissimo di essere arrivato a Napoli. Questa è la città, tra le tante che ho frequentato in Italia, più simile alla mia Buenos Aires. Mi piace tanto la gente di Napoli, ha il sangue caliente di noi argentini. Il clima poi, tranne che in questo periodo, è bellissimo, i miei figli a scuola si trovano benissimo e potrei raccontarvi ancora tante altre cose, per cui sono contentissimo di essere venuto a giocare qui a Napoli”.

- Bene Roberto, allora potresti fare come il “Petisso” Pesaola o Faustinho Canè o ancora “O’ Lione” Luis Vinicio, che da quando sono venuti a giocare nel Napoli, poi non l’hanno più abbandonata, continuando le loro carriere nel calcio, anche come allenatori. Che ne pensi di una tua permanenza a vita nella città del sole e del mare?
“Ammetto che mi farebbe enormemente piacere, di rimanere nel capoluogo partenopeo. Ma intanto, prima di pensare al Sosa post-calciatore, voglio ancora pensare a quello giocatore. Ho l’obiettivo di giocare a calcio, ancora per quattro o cinque anni, e spero di continuare a farlo con la maglia azzurra, così da poter vedere da vicino, anche il Napoli che fra quattro o cinque anni, come hanno previsto nei loro piani il presidente De Laurentiis e il direttore Marino, sarà un Napoli di livello europeo. Mi farebbe piacere di restare in quella rosa, anche come settimo od ottavo attaccante. Sarebbe un sogno per me, competere, anche se non in prima linea, con il gotha del calcio italiano ed europeo. Si, spero proprio che sia questa la mia ultima maglia che indosserò da calciatore. Poi mi chiedevate se potrei rimanere in società, con un ruolo dirigenziale, anche dopo aver appeso le scarpe al chiodo? Veramente più che il dirigente, mi piacerebbe fare l’allenatore. E non è detto che un giorno, non potrei riabbracciare la città nelle vesti del nuovo ruolo che farò. Sarebbe bellissimo”.

- Ed allora, accennavi al Napoli del futuro, come sarà questa società negli anni a venire?
“Qui si farà un qualcosa di grande e di importante, e già lo si sta cominciando a fare. Come vi ho detto anche prima, il presidente Aurelio De Laurentiis e il direttore generale Pierpaolo Marino, hanno un progetto fantastico, che abbraccerà l’intera città di Napoli. Si vuole portare questo sodalizio, al livello delle più grosse società mondiali, come importanza e come risultati. Nelle idee del presidente, si vorrà un giorno, camminare a braccetto con il Real Madrid, il Barcellona, il Manchester United, il Chelsea, nonché delle italiane Juventus e Milan. Idee e progetti grandiosi, che faranno la gioia dell’intero popolo napoletano, e che andrà, si spera, di pari passo, con la crescita a livello mondiale, come auspica sempre il presidente, della città. Del resto, i presupposti ci sono tutti, per fare così bene, ed il nostro patron, ha anche scelto la persona giusta, per realizzare quello che ha in mente. Avete visto che cosa è stato capace di fare Pierpaolo Marino ad Udine, con l’Udinese. Ha costruito e poi abbandonato, per abbracciare questo magnifico progetto, una squadra, ma soprattutto una struttura societaria che durerà negli anni, da Champion’s League. Lì aveva carta bianca come qui, ed avete visto che cosa è riuscito a fare. Figuriamoci adesso Napoli, dove i progetti sono ancora più grandiosi, e la città, con tutto il rispetto per Udine, è di caratura superiore. Poi qui, il pubblico è eccezionale, invece ad Udine, era più freddino, e soprattutto era ed è molto difficile, che riesca a riempire il proprio stadio”.

- Caro Pampa, da un argomento ad un altro. Ci dici, dopo avergli anche dedicato la doppietta contro la Sangiovannese, cosa pensi di Diego Armando Maradona?
“Beh, Diego, oltre ad essere un idolo calcistico di caratura mondiale ed il calciatore più forte di tutti i tempi, è stato ed è anche una persona eccezionale. Ha fatto conoscere l’Argentina in tutto il mondo, non ha mai paura di mettere la faccia a favore delle questioni internazionali che riguardano il nostro paese. E’ il vero ambasciatore del paese, e l’unico a saperlo fare sul serio. Ci hanno provato anche altri personaggi importanti della mia nazione, ma nessuno ha il suo carisma ed il suo coraggio. Che dire, oltre ad essere stato un calciatore unico nella storia, forse un altro Maradona nel calcio lo si vedrà fra 100/150 anni, è anche una persona unica. Per certi versi lo definirei un eroe. Ricordo ancora quando c’è stato l’addio di Ciro Ferrara allo stadio San Paolo. Noi del Napoli eravamo tutti lì, nello spogliatoio azzurro, insieme a tantissime altre persone ad attenderlo. Appena lui arrivò nello spogliatoio, disse: Dov’è il Pampa? Come se fosse lui ad essere desideroso di incontrarmi. Mi chiamò anche maestro. A quel punto, e sono emozionantissimo anche adesso nel raccontarlo, ho pianto dinanzi a lui, come un bambino. Che dire ancora del Pibe de Oro. Mi viene in mente ancora la famosa partita contro l’Inghilterra, oltre che della finale contro la Germania, ai mondiali di Messico ’86. Io avevo undici anni, ed ero attaccato al televisore. L’Argentina era formata da buoni calciatori, e da qualche campione, come Jorge Valdano. Ma la vera anima, in campo e fuori, di quell’Argentina, era lui: Diego Armando Maradona. Avrò visto la rete del 2-1 contro l’Inghilterra, il goal senza dubbio più bello della storia del calcio, almeno un migliaio di volte, e non sto esagerando. Incredibile. Ultimamente poi, si sta parlando tanto di Ronaldinho. Si, lui è bravissimo, anzi eccezionale. Ma di come Maradona, come dicevo prima, non ce n’e”.

- E della sfida contro la Roma, in coppa Italia Tim, che ci dici. Come vi state preparando?
“Ci stiamo preparando bene per la sfida contro la Roma. Al San Paolo, quella sera, ci saranno 60.000 spettatori, perché adesso, questa è la capienza massima dello stadio, altrimenti ce ne sarebbero stati anche di più. Mi viene anche da ridere, quando vedo che, in occasioni di partite di Champion’s League, dico Champion’s League, a Torino, con una squadra eccezionale come la Juve, non vanno allo stadio, più di 10.000/15.000 spettatori. Non oserei immaginare per incontri del genere, cosa accadrebbe a Napoli. Ho saputo, che nell’occasione della finale d’andata di Coppa Uefa, all’epoca d’oro del Napoli, sullo stadio si sono accomodati quasi 90.000 spettatori. E non solo, sono rimasti senza biglietto per la partita, ben 300.000 persone. Tali erano state le richieste. In pratica ci sarebbero voluti due “Maracanà” e manco sarebbero bastati ad ospitare tutti i tifosi per quella occasione. E si trattava di finale di Uefa, non di Champion’s League. Che dire di più. Comunque, ritornando al match contro la Roma, certamente affronteremo i capitolini, impegnandoci e concentrandoci al massimo, per cercare di passare il turno. Spesso prendo in giro il mio amico Cufrè, dicendogli che il turno lo passeremo noi, e che quando verranno a Napoli, non sarà facile per loro affrontare noi, ed i sessantamila dello stadio San Paolo. Lui da parte sua mi risponde che, anche loro affronteranno le due gare con il massimo impegno e non ci pensano proprio a sottovalutarci, perché la coppa nazionale, è sempre un trofeo importante, che permette l’accesso diretto in Europa. Quindi a questo punto, penso che si profileranno proprio due belle gare, e la nostra intenzione, ribadisco, è quella di fare bene per passare il turno, cosicché cominceremmo a far assaporare ai nostri tifosi ed al presidente De Laurentiis, il primo vero assaggio di grande calcio”.

- Parlavamo prima del San Paolo, ma allora che ne pensi per davvero di questo stadio?
“Io lo chiamo il tempio, perché in questo impianto ci ha messo piede ed ha fatto quasi tutte le sue migliori giocate, il più grande giocatore di tutti tempi, il grande Diego. Quindi per me è un’emozione immensa giocarvi dentro. Ho ancora nelle orecchie il rumore che fa il pubblico, quando io o qualche mio compagno andiamo in rete. Pensate, che qualche volta ho pensato, scuste il gioco di parole, che dopo un mio goal, dovrei solo fermarmi e guardare loro, che sono il vero spettacolo quando esultano. Poi però, mi viene difficile farlo, perchè quando segni, ci sono quei quindici secondi di euforia massima, in cui ti viene solo la voglia di correre tanto e di esultare con i compagni di squadra e della panchina, con il sottofondo roboante di uno stadio in festa. Sto facendo sprechi di aggettivi in questa chiacchierata, ma devo dire di nuovo che tutto ciò e’ Bellissimo. Pensa che anche quando qualche volta ci alleniamo in settimana al San Paolo, nonostante le curve siano vuote, mi emoziono lo stesso, pensando alla storia di questo stadio”.

- Sei stato per un lungo periodo di tempo in panchina, ma mai una polemica. Come mai?
“Io, ho sempre pensato che se non gioco alla domenica, la colpa è mia, non certo del mister. Vorrà dire che non mi sarò allenato bene in settimana, oppure che non sono in piena forma. Mi è capitato anche altre volte, non solo qui a Napoli, ma anche ad Udine, a Messina e ad Ascoli di non essere titolare per un periodo di tempo. Ma non ho mai fatto polemiche. Perché ho sempre pensato e continuo a farlo, che negli sport di squadra, come lo è il calcio, prima di pensare a se stessi, bisogna meditare al benessere della squadra. Questa è la mia filosofia di sportivo, ma mi sono accorto che è così, anche per i miei compagni di squadra qui a Napoli. Niente polemiche, nessuna discussione, mai. Bisogna pensare prima agli obiettivi comuni della compagine e poi a quelli personali. Penso che anche questo, sia stato uno dei motivi, per i quali il direttore Marino, ha pensato da subito a me, quando ha iniziato a costruire il nuovo Napoli. E poi sono convinto di una cosa. Invece di fare polemiche e di dare dell’inutile fiato alla bocca polemizzando con l’allenatore quando non si gioca, è meglio che si pensi ad allenarsi bene, anzi al meglio, durante la settimana, in modo tale che quando poi arriva il tuo momento, ed il momento arriva sempre, prima o poi per tutti, ci si fa trovare pronti all’appello”.

- Caro Pampa, parliamo anche un po’ di attualità. Cosa è successo domenica nel secondo tempo di Chieti?
“Abbiamo avuto un leggero calo di concentrazione. Poi l’espulsione di Montervino, ci ha riportato a concentrarci di nuovo al massimo, e non abbiamo più sofferto. Comunque, queste gare, come quella di domenica, ci fanno capire che non è possibile fare sempre del bello spettacolo per i nostri tifosi. Perché se le squadre che ci affrontano, si chiudono a riccio, e rinunciano finanche a giocare, non è possibile per noi, offrire una bella prestazione”.

- Ma allora, questa serie B, si avvicina?
“Non sono le solite frasi fatte, ma bisogna pensare partita dopo partita per davvero. E’ inutile fare calcoli già da adesso, parlare di fughe o addirittura già di serie B. Io sono della convinzione che per noi calciatori che lavoriamo qui, c’è stata data una grandissima occasione, che è quella di giocare nel Napoli e di vivere questa città. Allora perché non approfittarne, vivendo giorno per giorno questa stupenda esperienza, pensando a fare bene in ogni singolo allenamento, ed al massimo portare la mente alla partita della domenica successiva. Guardate che, se mi permettete di dirvi, anche nella vita di tutti i giorni, soprattuto quando si sta bene in un posto, la cosa migliore è di vivere alla giornata, per goderti tutto”.

- Una curiosità. Come mai questo taglio di capelli?
“Anche se so, che non è proprio un bel taglio di capelli, questo alla moicana che ho adesso, lo terrò ancora per un po’ di tempo, perché mi sta portando fortuna. L’anno scorso decisi di colorarmi i capelli di azzurro, ma visto poi, com’è finita la stagione della squadra, non è che quella colorazione sui miei capelli, abbia portato fortuna, allora quest’anno più che alla colorazione ho proteso per il taglio, che come dicevo prima, al momento mi sta portando bene”.

- Ma cosa pensa, Roberto, per davvero di questo Napoli?
“Questa squadra ha la fortuna di avere a propria disposizione, gente come me, Fontana, Iezzo, Montervino, e lo stesso Gatti. Siamo calciatori che abbiamo una vasta esperienza, abbiamo giocato, alcuni di noi, sia in serie C, che in serie A. E questa esperienza, così come dovrebbe accasere in ogni squadra, la stiamo mettendo a disposizione di coloro che ne hanno di meno, anche perché più giovani. E di questa esperienza, che noi siamo contenti di dare, se ne stanno godendo i vari Calaiò, Pià, Bogliacino, Amòdio, Grieco. Ne stanno facendo tesoro, e già si vedono i primi frutti. Per esempio anche Emanuele, negli ultimi tempi, si è aggregato nello spogliatoio al gruppo, per così dire, dei trascinatori, che vi dicevo prima. Ed in una rosa, può fare sempre comodo che, nell’arco di una stagione, ci sia un gruppo di calciatori che, in certi momenti, possono prendere in mano le redini di certe situazioni”.

- Ma scusaci se insistiamo, tu dici di vivere alla giornata, ma il Napoli adesso, per davvero sta volando.
“Vi rispondo così: Il direttore Marino, ha, fin dall’inizio, sempre puntato a formare, una squadra ed una rosa di categoria superiore. All’inizio, una parte della stampa, lo ha anche criticato per ciò, perché a loro avviso, era meglio fare prima una squadra per la categoria, come fece a suo tempo la Florentia Viola, e poi dopo, creare un buon team. Ma Marino ha l’occhio lungo ed esperienza da vendere, ed ha capito che l’unica cosa buona da fare, era cominciare subito a costruire per fare del Napoli una buonissima squadra ed una società che in non molti anni dovesse aspirare al vertice. Certo, all’inzio si è dovuto pagare, come sempre accade in questi momenti, lo scotto per queste scelte, ma già da un mese a questa parte, e sono convinto che siamo solo all’inzio, anche in campo, si vedono i risultati ottimi di questa gestione, ed adesso si sta finalmente vedendo anche un buon gioco da parte nostra, sempre, avversarie che si chiudono, permettendo”.

- E di Reja, cosa ne pensi?
“Mister Edy Reja, da quando è a Napoli, ha già fatto dei numeri da record, dei risultati davero incredibili per un allenatore. Non scordiamoci che il mister, da quando è a Napoli, ormai da undici mesi, ha ottenuto soltanto due sconfitte, ma ha poi infilato una serie di risultati utili, e soprattuto, di vittorie”.

- Una domanda seria ed una curiosità. Ci alterniamo. Adesso la curiosità: Come mai porti sempre le stesse scarpette?
“Le scarpe che di solito indosso quando scendo sul rettangolo verde di gioco, me le ha fatte ad Ascoli, il mio amico Piero, che è anche l’autista dei bianconeri. Le ha realizzate con impresso il nome dei miei due bambini e poi ci ha messo anche il mio soprannome Il Pampa. Oltre che belle, sono anche comode e mi ci sono anche affezionato, quindi continuerò a metterle. Ma in quanto a scaramanzia, non sono particolarmente scaramantico, anche se da quando sono diventato titolare della squadra, cioè da tre settimane, sto mangiando sempre nello stesso ristorante e sempre lo stesso riso. Sono diventato, in questo, anche un po’ napoletano”.

- Cosa vi dite a centrocampo, quando vi abbracciate?
“A centrocampo, quando ci abbracciamo tutti insieme, non ci diciamo niente di particolare, ma ci diamo una grande carica”.

- Com'è giocare con Calaiò?
“E’ bello giocare sia con Calaiò che con Pià che con Grieco. Il Napoli ha quattro attaccanti, che sarebbero tutti titolari in qualsiasi squadra di serie B, ed anche in molte di serie A. Poi, non scordiamoci che, oltre ad avere attaccanti di grande valore, anche gli esterni, anch’essi molto offensivi, ci danno una mano nella manovra d’attacco. E sto parlando di ragazzi del calibro di Bogliacino e Capparella.

- Di quale squadra sei tifoso?
“Sono tifoso del Gymnasia de la Plata, formazione in cui ho anche giocato. Adesso sono ancora più felice, perché loro sono primi in classifica nel campionato argentino”.

- E del probabile ritorno di Abate, a gennaio, cosa ne pensi?
“Fa piacere che Ignazio Abate, che e’ venuto anche a vedere delle partite nostre, facendo il tifo, vorrebbe tornare a Napoli. Vedremo a gennaio, se l’affare con il Milan si concluderà, perché dipendesse solo da lui, già sarebbe tornato a Napoli. Comunque dovesse tornare Ignazio, la cosa farebbe molto piacere a tutti noi”

- Qual'è l'attaccante che più ti somiglia?
“In Italia, l’attaccante chi ha le mie caratteristiche, a parer mio, è La Grotteria, l’ex del Palermo, che adesso gioca nel Padova. In Argentina, poi, ce ne sono un paio, in cui mi rivedo per il loro modo di giocare”.

- Sulla questione di schierare in campo il tridente con te, Calaiò e Pià, cosa ne pensi?
“Ho visto che il mister ha preso in considerazione, l’idea di giocare con il tridente. Penso che il Napoli possa giocare bene, anche con le tre punte in avanti, cioè con me, Calaiò e Pià. Come avevo preventivato, ripeto preventivato ma mai suggerito, non mi permetterei mai di farlo, perché non sono ancora un allenatore, e poi, per carattere, ho sempre il massimo rispetto per la professionalità di ognuno nel proprio ruolo, dicevo che avevo già pensato che io ed Emanuele avremmo potuto giocare bene insieme, dando un grosso contributo alla squadra, così adesso dico che il tridente è possibile".

- Tornando al tandem Sosa-Calaiò, come ti era venuta l’idea che voi due avreste potuto giocare bene insieme?
“Mi è venuta proprio guardando la vostra nazionale. Avete schierato, ed avete giocato anche bene, due prime punte, come Toni e Giardino. Allora ho pensato: perché non farlo anche nel Napoli?”

- Chi vedi favorito per i prossimi Mondiali di Germania?
“Per il Mondiale in Germania, vedo favorito il Brasile al momento. Dico al momento, perché spesso prendo in giro anche il mio amico Pià, dicendogli: E’ al Mondiale che dovete essere in forma, non adesso. Oltre al Brasile, vedo bene anche l’Italia, La mia Argentina, l’Inghilterra ed i padroni di casa della Germania.

- Ed allora caro Pampa, il futuro sarà del Napoli?
"Di questo ne potete essere certi".

Ed un posto d'onore nella futura storia grandiosa del Napoli, spetta anche a te, caro Pampa, al secolo Roberto Carlos Sosa.
 

 

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