• AMAURI: “NAPOLI MI È RIMASTA NEL CUORE” •

25/12/2006

(FRANCESCO PUGLIESE) - Non si fa altro che parlare di lui. E’ senza ombra di dubbio il personaggio del momento. I suoi gol e le sue strepitose giocate stanno facendo impazzire i tifosi rosanero che mai come quest’anno hanno ragione di sognare in grande. Naturalmente parliamo di Carvalho De Oliveira, al secolo Amauri. PianetAzzurro ha avvicinato il fortissimo centravanti brasiliano per ripercorrere i momenti salienti di una carriera sfolgorante che ha ancora tante pagine da scrivere.
Tutti i riflettori sono puntati su di lei. Come vive questo momento?
“Per me è fantastico. Penso che per chiunque faccia il calciatore sia gratificante essere al centro dell’attenzione. I tanti complimenti fanno piacere ma ho ancora tanta strada da fare”.
Come è arrivato in Italia?
“Per caso. Giocavo in una piccola squadra del campionato Paulista, il Santa Caterina. Nel 2000 partecipammo al torneo di Viareggio ed eccomi qua”.
Cosa la convinse a rimanere?
“Dopo l’ ultima partita di quel torneo venne da me un ragazzo dicendomi che se fossi rimasto in Italia sotto la sua procura mi avrebbe portato in A. Penso di aver fatto bene a credere alle parole di Mariano Grimaldi”.
Il suo procuratore ha paragonato la sua vicenda a quella descritta in un celebre film del cinema italiano nazionalpopolare degli anni 80. Cosa accomuna Amauri ad Aristoteles del film “L’Allenatore nel pallone”?
“Diciamo che dopo aver visto il film ho subito detto a Mariano che sembrava proprio la mia storia. Lui aveva visto qualche mia cassetta ed era venuto a Viareggio per vedermi dal vivo. Divenne il mio procuratore e siccome non avevo molte possibilità fui accolto in casa sua, proprio come accade al protagonista del film”.
Dopo una breve parentesi in Svizzera, al Bellinzona, passò al Napoli. Come ricorda il suo arrivo all’ombra del Vesuvio?
“Certamente in modo felicissimo. Andai in prova a Soccavo per due settimane, poi Mariano mi disse che Pavarese, allora ds del Napoli, aveva deciso di tesserarmi. Giuro che piansi di gioia. Quasi non ci credevo. Pensare di giocare in Italia e di farlo in un club come il Napoli, beh non è da tutti”.
Riuscì a togliersi qualche soddisfazione?
“La più grande. A Napoli segnai il mio primo gol in serie A. Ricordo che mancavano poche giornate alla fine del campionato. Giocavamo in casa contro il Verona. Lo stadio era pieno per una partita molto sentita. Mondonico al 34° mi buttò nella mischia. Due minuti dopo Pecchia mi lanciò sulla sinistra ed io in spaccata riuscì a battere il portiere. Che felicità, andai sotto la curva per festeggiare. Pochi minuti prima neanche sapevano chi fossi e poi tutti a gridare il mio nome. E’, ad oggi, il momento più bello della mia carriera”.
Perché, pur avendo dimostrato grande valore, il Napoli non la confermò?
“Questo non lo so. Dopo la fine del campionato tornai in Brasile per le vacanze. Il Napoli, per riscattarmi, doveva versare 40 milioni di lire. Non certo una cifra esorbitante, ma pare che Corbelli non fosse intenzionato a tesserarmi. Il presidente mi promise che avremmo discusso il contratto, ma dopo aver rimandato più volte la firma accettai la proposta venuta dal Piacenza”.
Dopo un anno da comparsa a Piacenza fu protagonista in quel di Messina. Cosa le fece fare il salto di qualità?
“Innanzitutto la società. Il Messina puntava molto sui giovani, la squadra non aveva grandi pressioni da fuori e per ambientarsi queste sono ottime condizioni. In più la gente del Sud è molto simile a quella del mio paese. E’ calda, ti supporta come poche e riesce a farti dare sempre il massimo”.
Eppure la sua consacrazione avvenne nella fredda Verona clivense. Non contrasta con quanto mi ha detto?
“Chievo è un mondo a sé. E’ un club fuori dagli schemi. Pur giocando in serie A sembra non soffrire delle mille pressioni cui una squadra della massima serie è solita vivere. In più, giocando per tre stagioni a Verona, ho avuto l’opportunità di ambientarmi e di crescere tatticamente e tecnicamente”.
Del Neri, Beretta e Pillon. Chi è stato il tecnico più importante per la sua maturazione?
“Senza nulla togliere agli altri, dico Pillon. Ha creduto molto in me, mi ha sempre spinto a dare il massimo dicendomi che avevo la stoffa per sfondare. Dopo gli allenamenti mi dava suggerimenti su come muovermi in campo, su cosa migliorare. Con lui siamo arrivati in Champions, penso che al Chievo siano stati poco riconoscenti per quello che ha fatto”.
Il suo passaggio a Palermo in estate è stato l’ unico vero colpo del mercato. Come ha vissuto il trasferimento in Sicilia?
“E’ difficile spiegare. Lessi dell’interessamento del Palermo sui giornali. Dopo qualche giorno mi chiamò Mariano dicendomi che le società avevano raggiunto l’accordo e che dovevo preparare i bagagli. Il Palermo ha grandi ambizioni e sapere di rientrare nei piani di una società così importante non è cosa da poco”.
Il suo Palermo regala spettacolo. Quale è il vostro segreto?
“Per prima cosa c’è una rosa molto assortita. Il presidente ha investito tanto. A grandi campioni come Corini e Di Michele si sono aggiunti Bresciano, Simplicio, Diana per non parlare di campioni del Mondo come Zaccardo e Barzagli. Poi in panchina c’è Guidolin, uno dei migliori tecnici in circolazione. Il mister ci chiede fraseggi di prima e ripartenze veloci e questo va a beneficio del bel gioco”.
Crede che si possa pensare a qualcosa in più del piazzamento in Champions?
“Noi rimaniamo con i piedi per terra. Sappiamo che ci sono squadre di grandissimo valore come Inter e Roma che cercheranno di sfruttare quanto è successo in estate. Per noi è importante continuare a far bene, poi si vedrà…”.
Donadoni ha parlato molto bene di lei. Se la convocasse, cosa farebbe?
“Io sono brasiliano e la massima aspirazione che nutro è vestire la maglia verde-oro. Certo è che in Brasile ho giocato pochissimo, quasi non si sono accorti di me, mentre l’Italia mi ha dato tutto. E’ giusto parlare con chiarezza e poi non ho ancora la cittadinanza italiana…”.
Il suo procuratore ha detto che nel suo cuore è rimasta Napoli. E’ Vero?
“Si, non lo nego. Napoli non è una città qualunque per me. Conosco tanti napoletani e la passione per la squadra è contagiosa. Il mio procuratore è di Napoli e ricordo i suoi occhi quando vestì la maglia azzurra, per lui era un sogno divenuto realtà. Inoltre il mio più grande idolo è Careca che a Napoli ha giocato e vinto tanto”.
Bene, quindi se in un futuro le due società dovessero trovare un accordo lei tornerebbe a vestire l’azzurro?
“Se al Palermo sta bene, io vengo di corsa. Come potrei rifiutare? Chi lo farebbe? La società è rinata grazie al nuovo presidente De Laurentiis, sembra avere solide fondamenta e grandi obiettivi. E poi se rifiuto Mariano si arrabbia…”.

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