• IL CALCIO OSTAGGIO DEI DELINQUENTI •

3/2/2007

(VINCENZO LETIZIA) - Il calcio, la partita, non c’entra niente con tutto quello che avviene ogni week-end al di fuori o all’interno dei nostri stadi. O meglio c’entra, nel senso che il luogo, zona franca per l’inadeguata legislazione, è idoneo per scatenare rabbia, odio e inscenare guerriglie tollerate da chi invece dovrebbe impedirlo con leggi più serie. Quanto avviene allo stadio è esattamente uguale a quanto avviene nelle scuole, per strada, in stazione, con la raccapricciante differenza che se un fatto del genere succede in pizzeria si va in galera e difficilmente si esce, se invece questo accade nei paraggi di uno stadio di calcio, il delinquente passerà al massimo un’oretta al fresco. Questa premessa è decisiva per comprendere come i rimedi che vengono proposti non sono idonei allo scopo. Colomba, allenatore del Cagliari, propone di vietare ai tifosi delle squadre ospiti di andare in trasferta, ma quasi sempre gli incidenti avvengono tra tifosi e forze dell’ordine, non tra tifosi. E gli scontri e le violenze sono sempre premeditate, mai reazione ad un dato fatto di gioco o all’esito di una partita. Ormai, l’assalto alla caserma di polizia o lo scontro tra tifosi e forze dell’ordine è divenuto uno sport che va in scena ogni sabato e domenica tra l’indifferenza generale. Per come la vede chi scrive, la risoluzione del problema è semplice. Basterebbe equiparare, e dunque rendere efficaci, le leggi vigenti dello Stato anche ai fatti che rientrerebbero secondo una logica di cervellotica interpretazione alle norme che si applicano ai fatti sportivi. Insomma, se un teppista, o una orda di forsennati intenti a industriarsi in una guerriglia, vengono sorpresi a far danni, questi devono essere repressi con azioni anti-sommossa e rinchiusi in galera per anni. C’è poco da girarci intorno al problema.
Poi, c’è un’altra questione che andrebbe indagata con serietà. La commistione assolutamente oggettiva ed evidente tra società e ultrà. I club sono loro stesso a mungere questi soggetti, con elargizione di favori e anche sottostando il più delle volte a minacce e pressioni troppe poche volte, anzi mai, denunciate.
Ha detto bene Ulivieri, tecnico del Bologna, ieri notte a RAI1: le società devono recidere i legami con i gruppi ultrà. E lo ha ribadito oggi il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella commentando i tragici fatti di Catania: “Il fenomeno degli ultrà è un cancro che va estirpato una volta per sempre. Costi quel che costi- ha detto Mastella -. Dobbiamo salvare il mondo del calcio, ma, soprattutto, dobbiamo impedire che frange di delinquenti di questo tipo continuino a nascondersi fra gli spalti degli stadi, usando la patente di tifosi per farla da padroni su tutto il territorio nazionale”.
Un altro rimedio? I club organizzino e finanzino in proprio la sicurezza negli stadi. Il pensiero dell’ex ct della nazionale campione del mondo, Marcello Lippi è illuminante: “Le società dovrebbero dire ai propri tifosi che anzichè acquistare calciatori per rinforzare le squadre, i soldi vengono dirottati per garantirsi la sicurezza, come succede in Inghilterra…”.
Chiudiamo con una considerazioni, è ormai da quasi mezzo secolo che si parla sempre di problemi legati alla violenza nei pressi degli stadi di calcio: tante chiacchiere sono state spese senza costrutto. Anche l’aver interrotto i campionati è per chi scrive, un’azione retorica e sterile. E condivisibile il pensiero di
Renato Papa
, procuratore aggiunto di Catania: “La decisione di sospendere i campionati di calcio è un errore, perchè, lo dico da cittadino, significa che lo sport è ostaggio di bande di delinquenti”. Appunto, il calcio è ostaggio dei delinquenti, e questi invece di essere debellati, vengono anche nutriti dai club: peggio di così…
 

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