BEATO, ‘‘LA GRIGIA EMINENZA AZZURRA’’

  

            Ad eccezione della stagione 1998-1999, è da circa 30 anni che il buon Salvatore Carmando svolge con grande professionalità il ruolo di massaggiatore nella S.S.C. Napoli. Ma, nonostante la sua lunga milizia, non ha ancora raggiunto la fama di un popolarissimo e colorito personaggio, noto in tutto l’ambiente calcistico napoletano per circa 40 anni: mi riferisco a Michelangelo Beato. Avesse voluto, avrebbe potuto scrivere la "vera" storia del Napoli, arricchendola di scampoli di cronaca, retroscena e aneddoti sconosciuti ai più. Già noto per il ruolo di uomo-sandwich (girava domenicalmente con un grosso cartello recante il nome dell’arbitro designato) alla fine degli anni '20, in piena era Garbutt da "vice" diventò massag
giatore capo succedendo a Tonino De Palma. Ma più che massaggiatore Don Michelangelo era l’eminenza grigia del Napoli. Restano famosi due episodi: il primo si riferisce alla notte trascorsa all’albergo "Sitea" di Torino fra il 4 e il 5 marzo 1933. In attesa di giocare l’indomani contro la Juventus, gli azzurri scoprirono di alloggiare insieme alla famosa compagnia di rivista Macario, con le sue famose ballerine, anzi "Donnine" secondo la felice definizione del celebre comico torinese. Immaginate le reazioni dei giocatori... Beato insieme a Willy Garbutt realizzò un rigoroso servizio di ronda che, a notte fonda, dette finalmente i suoi frutti grazie alla scoperta di ben 5 giocatori che si accingevano ad entrare in stanze, non proprio assegnate a loro! Il tribunale, con Don Michelangelo pubblico Ministero, condannò gli "avventurieri" a mille lire di multa (per la cronaca Juventus - Napoli finì 3-0). Per il secondo episodio andiamo avanti di 27 anni; il sabato precedente l’inizio del campionato (1960-1961) sulla ruota di Napoli uscì il numero 17. Beato esclamò immediatamente: ‘‘Mamma d'o Carmene, chist’è proprio n’ù brutto fatto!’’ impose persino la benedizione del S. Paolo, approfittando del mancato svolgimento della cerimonia durante l’inaugurazione dell’anno prima. Ma purtroppo fu tutto inutile, il suo famoso "sesto senso" (raramente sbagliava una valutazione) ebbe ancora una volta ragione; gli azzurri retrocessero, classificandosi diciassettesimi! Solo un tremendo incidente (fu travolto da un autocarro in retromarcia) riuscì a staccarlo (continuava a frequentare il S. Paolo anche da pensionato) dall’unico grande amore della sua vita: il Napoli. Michelangelo Beato: il Carmando d’antan!

 

 

Emanuele Orofino                                        5/2/2004  

 

 

INDIETRO