OTTAVIO BUGATTI, L'EROE DI TORINO

   

Paolo Mazza, mitico Presidente per oltre un trentennio della gloriosa SPAL di Ferrara, protagonista di molte partecipazioni in Serie A sotto la sua guida, così ricordava la trattativa riguardante la cessione di Bugatti al Napoli: “Io chiedevo 80 milioni, Lauro ne offriva 40; alla fine ci accordammo per 55. Il Comandante scrisse la cifra su un pacchetto di sigarette “Turmac”, accompagnandola semplicemente da una sua firma. Mi presento in Banca e mi consegnano la somma interamente per contanti. Incredibile!”.

 

L’episodio, badate bene, è del1953. Giusto 50 anni fa. 

Mazza, – è Bugatti adesso che racconta – mi comunicò  che oltre al Napoli, erano interessate al mio acquisto anche la Roma e la Juventus. I giallorossi, come squadra non mi esaltavano e mal digerivo i colori bianconeri. Chiesi così di essere venduto al Napoli, e (anche perché l’offerta azzurra era più alta) fui accontentato”.

 

Nato il 25 settembre 1928 nell’hinterland milanese, si affermò con i biancazzurri ferraresi dove approdò dalla Società dilettantistica Vis Nova di Giussano nel 1951; due campionati con la SPAL (dove contribuì in modo decisivo al raggiungimento del 9º posto nel 1952-1953) e al termine di quella stagione arrivò sotto il Vesuvio.

 

Il suo non era un compito affatto facile; sostituiva “Bepi” Casari, 6 volte nazionale. Ma non tardò molto ad entrare nei cuori dei tifosi azzurri. Era un talento naturale che amava “volare” facendo risaltare i suoi movimenti armoniosi, anche se talvolta eccedeva in virtuosismi plateali, che però proprio per questo ne facevano un autentico beniamino del pubblico.

 

Nonostante non giocasse in uno squadrone nordista, vestì in 7 occasioni la maglia tricolore. Questo la dice lunga sul livello della sua bravura.

 

La sua partita più famosa (quella a cui si riferisce il titolo) è stata Juventus-Napoli 1-3 del 24 novembre 1957. I bianconeri condotti da Sivori, Boniperti e Charles, bombardarono ripetutamente Ottavio da tutte le posizione, ma il portiere azzurro, benché febbricitante (si dice avesse 38° di febbre), sicuramente esaltato dalla consegna del premio “Combi” quale miglior portiere della stagione precedente, sfoderò una serie di strepitose parate che consentirono agli azzurri di violare (unici in quella stagione) il Comunale di Torino.

Ormai trentenne lascia Napoli per la maglia dell’Inter, dove (benché poco utilizzato) vince gli scudetti nel 1963 e nel 1965, oltre all’accoppiata Coppa campioni-Coppa intercontinentale nel 1964 e nel 1965. Inoltre, vive la grande esperienza di partecipare alle Olimpiadi (Helsinki 1952) con una Nazionale di tipo sperimentale.

   

 

Emanuele Orofino                               14 settembre 2003

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