• L’ITINERARIO DEL CUORE – DESTINAZIONE TREVISO •

1/2/2007

(RENATA SCIELZO) - Il cuore questa settimana ci conduce là "dove Sile e Cagnan s'accompagna", come recita un celeberrimo verso del Paradiso dantesco. Sarà in terra veneta la prima trasferta, nonché la prima partita del girone di ritorno.
Clemenza del tempo permettendo, andiamo a visitare la bella città di Treviso, sulle rive dei due fiumi citati da Dante, il Cagnan e il Sirte (in realtà i corsi d’acqua che bagnano Treviso sono tre): una città dall’antico passato e dal florido presente, ricca di testimonianze artistiche e nota ai più per quell’insalata color porpora e dal sapore amarognolo che tutti conosciamo come radicchio trevigiano. Dal serio al profano? Nient’affatto…abbiamo abituato i fidi lettori di questa rubrica a sconfinamenti mangerecci e gastronomici, perché una visita dei luoghi diviene completa proprio laddove, smessi i panni del turista in senso stretto, si assaporano gli usi e i costumi locali: nulla di meglio che farlo partendo dalla gastronomia.

Sperando che il match sia prodigo di belle emozioni ma non troppo, quello dell’andata si concluse con un 4 – 2 al cardiopalmo, proviamo a dare un po’ di dritte e a suggerire possibili itinerari a chi volesse visitare quest’antica città romana (secondo alcuni addirittura più antica), prima o dopo il match.
Un fine settimana a Treviso basta per avere una visione di insieme del luogo e ammirare i monumenti più belli, qualche giorno in più consentirebbe anche la visita delle bellissime ville venete dei dintorni.

Cosa ammireranno i vostri occhi? Qualcuno dice: una sorta di Venezia in miniatura, tra canali, rivi e casette basse e colorate “Se Venezia ad una gran casa volessimo paragonare, siccome le lagune si direbbero le sue peschiere, così il Trivigiano un suo giardino" (G. Bonifaccio), Giovanni Comisso, uno dei più celebri cittadini di Treviso dice: “una gentilissima struttura medievale in giuoco bizzarro con le chiare acque dei fiumi che l'attraversano e né le distruzioni di guerre né il cattivo gusto degli uomini riescono ancora a tramutare”.

Il nostro itinerario parte proprio da questa struttura medievale, dal cuore del centro storico di Treviso per poi dipanarsi in mille possibili alternative - che i lettori sceglieranno in loco - lungo le rive del Sirte e gli innumerevoli sentieri del parco naturale sorto intorno ad esso.
Piazza dei Signori con il suo Palazzo dei Trecento, la torre civica e il Palazzo della prefettura è il salotto buono della città, quello da cui, ammirati i monumenti più insigni, preso un buon (?) caffè all’ombra della torre e varcato il portico dei Soffioni, si accede agli altri incantevoli luoghi di Treviso: città che lungi dall’essere famosa per un singolo monumento è nota per il fascino che la sua visione di insieme trasmette. Ed ecco schiudersi dinanzi agli occhi del turista la Piazzetta del Monte della Pietà, la piazza di S. Vito e il suggestivo canale dei Buranelli con il vecchio mulino, fino ad arrivare in piazza Rinaldi e, dopo aver attraversato altre viuzze e canali, alla chiesa di S. Francesco, sobrio ed elegante esempio di a architettura trecentesca con annesso chiostro e convento, e un prezioso interno in cui è possibile ammirare pregevoli affreschi e in cui campeggiano le tombe della figlia del Petrarca e del figlio di Dante.
E dopo aver visitato una delle chiese più belle della città, aver percorso vie silenziose e intatte di fronte al passare del tempo, ci si può lasciar travolgere dalla “ordinata confusione” di Piazza del grano, sede della Pescheria (mercato del pesce e della frutta), ulteriore topos della vita urbana dei trevigiani.

Giunti a tal punto le voci e l’atmosfera del mercato, così come le bellissime decorazioni delle tipiche case trevigiane del centro storico, vi avranno riempito cuore, occhi e orecchie, ma complici la lunga passeggiata e il clima ancora rigido, un certo languorino cercherà soddisfazione, e, anche in questo, potete esserne sicuri, Treviso non vi deluderà.
Sarebbe delittuoso non gustare le prelibatezze di una cucina in grado di coniugare raffinatezza e gusti decisi. Attirati dagli innumerevoli luoghi che invitano alla convivialità (trattorie, osterie, enoteche, ristoranti e bar trendy e all’ultimo grido), sarà impossibile non fermarsi a gustare un buon bicchiere di prosecco (vino principe da queste parti), tanto per scaldarsi, e poi proseguire con un buon piatto genuino della tradizione locale.
Un esempio su tutti? La ‘Sopa coada’, una zuppa con carne di piccione, oggetto di un’originale e complessa preparazione. Ma potrete anche apprezzare le varie specialità con cui viene cucinato il famoso radicchio rosso di Treviso o anche le trote e le anguille del Sirte, innaffiare il tutto con un buon vino e concludere con un ottimo tiramisù, che, per onor di cronaca, sarebbe nato proprio qui, come recita la curiosa testimonianza dello scrittore Giovanni Comisso.
Il famoso dolce di cui più regioni italiane millantano la paternità e che alcuni ritengono un dolce toscano del ‘600, nella sua versione attuale, sarebbe nato in un ristorante di Treviso intorno agli anni '30, "El Toulà", ad oggi uno degli indirizzi più rinomati in città. L’origine tutta trevigiana del dolce sarebbe testimoniata dal nome chiaramente ispirato all'espressione veneta del "tirarse su" (riprendere le energie) e in effetti tradizione vuole che detto ristorante all’epoca sorgesse nei pressi di una casa chiusa….

E dopo questo curioso aneddoto, boutade a parte, non crediamo ci sia bisogno di aggiungere altro.
Cari lettori, staccate gli occhi dal monitor e non temporeggiate oltremodo: aereo, treno o auto che sia, questa, più di altre, è una trasferta che merita di essere vissuta a 360°, con l’augurio e la speranza che il Napoli vinca e che l’inizio della successiva settimana lavorativa, dopo passeggiate, bagordi, bevute & co. e qualche tiramisù di troppo, non sia di quelli troppo gravosi.
Alla prossima, PROSIT e FORZA NAPOLI.
 

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