(RENATA SCIELZO) - Il cuore
questa settimana ci conduce là "dove
Sile e Cagnan s'accompagna", come
recita un celeberrimo verso del
Paradiso dantesco. Sarà in terra
veneta la prima trasferta, nonché la
prima partita del girone di ritorno.
Clemenza del tempo permettendo,
andiamo a visitare la bella città di
Treviso, sulle rive dei due fiumi
citati da Dante, il Cagnan e il
Sirte (in realtà i corsi d’acqua che
bagnano Treviso sono tre): una città
dall’antico passato e dal florido
presente, ricca di testimonianze
artistiche e nota ai più per quell’insalata
color porpora e dal sapore
amarognolo che tutti conosciamo come
radicchio trevigiano. Dal serio al
profano? Nient’affatto…abbiamo
abituato i fidi lettori di questa
rubrica a sconfinamenti mangerecci e
gastronomici, perché una visita dei
luoghi diviene completa proprio
laddove, smessi i panni del turista
in senso stretto, si assaporano gli
usi e i costumi locali: nulla di
meglio che farlo partendo dalla
gastronomia.
Sperando che il match sia prodigo di
belle emozioni ma non troppo, quello
dell’andata si concluse con un 4 – 2
al cardiopalmo, proviamo a dare un
po’ di dritte e a suggerire
possibili itinerari a chi volesse
visitare quest’antica città romana
(secondo alcuni addirittura più
antica), prima o dopo il match.
Un fine settimana a Treviso basta
per avere una visione di insieme del
luogo e ammirare i monumenti più
belli, qualche giorno in più
consentirebbe anche la visita delle
bellissime ville venete dei
dintorni.
Cosa ammireranno i vostri occhi?
Qualcuno dice: una sorta di Venezia
in miniatura, tra canali, rivi e
casette basse e colorate “Se Venezia
ad una gran casa volessimo
paragonare, siccome le lagune si
direbbero le sue peschiere, così il
Trivigiano un suo giardino" (G.
Bonifaccio), Giovanni Comisso, uno
dei più celebri cittadini di Treviso
dice: “una gentilissima struttura
medievale in giuoco bizzarro con le
chiare acque dei fiumi che
l'attraversano e né le distruzioni
di guerre né il cattivo gusto degli
uomini riescono ancora a tramutare”.
Il nostro itinerario parte proprio
da questa struttura medievale, dal
cuore del centro storico di Treviso
per poi dipanarsi in mille possibili
alternative - che i lettori
sceglieranno in loco - lungo le rive
del Sirte e gli innumerevoli
sentieri del parco naturale sorto
intorno ad esso.
Piazza dei Signori con il suo
Palazzo dei Trecento, la torre
civica e il Palazzo della prefettura
è il salotto buono della città,
quello da cui, ammirati i monumenti
più insigni, preso un buon (?) caffè
all’ombra della torre e varcato il
portico dei Soffioni, si accede agli
altri incantevoli luoghi di Treviso:
città che lungi dall’essere famosa
per un singolo monumento è nota per
il fascino che la sua visione di
insieme trasmette. Ed ecco
schiudersi dinanzi agli occhi del
turista la Piazzetta del Monte della
Pietà, la piazza di S. Vito e il
suggestivo canale dei Buranelli con
il vecchio mulino, fino ad arrivare
in piazza Rinaldi e, dopo aver
attraversato altre viuzze e canali,
alla chiesa di S. Francesco, sobrio
ed elegante esempio di a
architettura trecentesca con annesso
chiostro e convento, e un prezioso
interno in cui è possibile ammirare
pregevoli affreschi e in cui
campeggiano le tombe della figlia
del Petrarca e del figlio di Dante.
E dopo aver visitato una delle
chiese più belle della città, aver
percorso vie silenziose e intatte di
fronte al passare del tempo, ci si
può lasciar travolgere dalla
“ordinata confusione” di Piazza del
grano, sede della Pescheria (mercato
del pesce e della frutta), ulteriore
topos della vita urbana dei
trevigiani.
Giunti a tal punto le voci e
l’atmosfera del mercato, così come
le bellissime decorazioni delle
tipiche case trevigiane del centro
storico, vi avranno riempito cuore,
occhi e orecchie, ma complici la
lunga passeggiata e il clima ancora
rigido, un certo languorino cercherà
soddisfazione, e, anche in questo,
potete esserne sicuri, Treviso non
vi deluderà.
Sarebbe delittuoso non gustare le
prelibatezze di una cucina in grado
di coniugare raffinatezza e gusti
decisi. Attirati dagli innumerevoli
luoghi che invitano alla
convivialità (trattorie, osterie,
enoteche, ristoranti e bar trendy e
all’ultimo grido), sarà impossibile
non fermarsi a gustare un buon
bicchiere di prosecco (vino principe
da queste parti), tanto per
scaldarsi, e poi proseguire con un
buon piatto genuino della tradizione
locale.
Un esempio su tutti? La ‘Sopa coada’,
una zuppa con carne di piccione,
oggetto di un’originale e complessa
preparazione. Ma potrete anche
apprezzare le varie specialità con
cui viene cucinato il famoso
radicchio rosso di Treviso o anche
le trote e le anguille del Sirte,
innaffiare il tutto con un buon vino
e concludere con un ottimo tiramisù,
che, per onor di cronaca, sarebbe
nato proprio qui, come recita la
curiosa testimonianza dello
scrittore Giovanni Comisso.
Il famoso dolce di cui più regioni
italiane millantano la paternità e
che alcuni ritengono un dolce
toscano del ‘600, nella sua versione
attuale, sarebbe nato in un
ristorante di Treviso intorno agli
anni '30, "El Toulà", ad oggi uno
degli indirizzi più rinomati in
città. L’origine tutta trevigiana
del dolce sarebbe testimoniata dal
nome chiaramente ispirato
all'espressione veneta del "tirarse
su" (riprendere le energie) e in
effetti tradizione vuole che detto
ristorante all’epoca sorgesse nei
pressi di una casa chiusa….
E dopo questo curioso aneddoto,
boutade a parte, non crediamo ci sia
bisogno di aggiungere altro.
Cari lettori, staccate gli occhi dal
monitor e non temporeggiate
oltremodo: aereo, treno o auto che
sia, questa, più di altre, è una
trasferta che merita di essere
vissuta a 360°, con l’augurio e la
speranza che il Napoli vinca e che
l’inizio della successiva settimana
lavorativa, dopo passeggiate,
bagordi, bevute & co. e qualche
tiramisù di troppo, non sia di
quelli troppo gravosi.
Alla prossima, PROSIT e FORZA
NAPOLI.