(RENATA SCIELZO) - Mantova e
Napoli come ci suggeriscono vecchi
ricordi di liceo hanno in comune uno
dei più grandi poeti dell’antichità,
quel Virgilio che con i suoi versi
ha parlato a tantissime generazioni,
quel Virgilio che sui banchi di
scuola ha fatto dannare migliaia di
studenti, quel Virgilio che riposa
in quel di Posillipo, nel verde del
Parco che da lui prende il nome,
quel Virgilio che come recita
l’epitaffio apposto su quello che in
realtà è un antico colombaio romano
nacque a Mantova e riposa a Napoli.
“Mantua me genuit, Calabri rapuere,
tenet nunc PARTHENOPE….”.
Già fu proprio la nostra amata
Napoli a strappare, dopo una serie
infinita di vicissitudini il celebre
poeta alla sua terra, di Napoli
Virgilio si innamorò, a Napoli fece
incontri importanti, a Napoli
dichiarò di volere essere sepolto,
su quella collina che tanto aveva
amato, su quella collina dove
sorgeva la sua villa.
E noi con un po’ di gratitudine e
riconoscenza, seppur dopo svariati
secoli, non siamo nemmeno un minimo
curiosi di scoprire le origini, il
territorio di chi da Napoli si
lasciò così tanto ammaliare?
Ora che Virgilio (speriamo non ci
leggano troppi studenti) non è più
tra i nostri incubi notturni per
versioni e affini, mettiamoci in
viaggio sotto le “insegne”
dell’AZZURRA PARTHENOPE e andiamo a
scoprire la sua Mantova, riempiamoci
gli occhi di una città che è bella,
davvero bella, e poi soprattutto
torniamo vincitori, degni epigoni
dell’eroe cantato da Virgilio (il
vittorioso Enea) con tre punti nel
sacco e un altro affondo verso
l’ambita gloria calcistica.
Convinti dell’impresa? Insomma basta
mettersi in macchina, fare un po’
tanti chilometri, ma poi…poi ne vale
davvero la pena, Mantova non è una
di quelle grigie città
settentrionali, ma attraversata dai
fiumi, ricca di bellezze artistiche
e calata in un incantevole scenario
naturale fa innamorare ogni turista,
anche quello più prevenuto. La città
affascinò il famoso scrittore Aldous
Huxley per i suoi monumenti, i
canneti lungo il Mincio, i fiori di
loto, la nebbia, la surreale patina
del tempo che avvolge ogni strada e
piazza, la storia, la semplicità dei
suoi cittadini e Charles Baudelaire,
poeta maudit per eccellenza, vide
nella città lombarda “un mondo
addormentato in una calda luce”.
Città antichissima e oggettivamente
bella, sede dei palazzi della nobile
famiglia dei Gonzaga, Mantova è
stata proprio grazie agli
investimenti e alle sovvenzioni di
questa famiglia resa superba in età
rinascimentale. Tantissime le
testimonianze storico artistiche di
fine ‘400 – inizio ‘500 tra cui
spicca la Basilica di S. Andrea nata
progettualmente nel 1472 da un’idea
di Leon Battista Alberti, costruita
sotto la guida dell’architetto Luca
Fancelli e completata dall’enorme
cupola disegnata da Filippo Juvara,
molti anni dopo.
Ma non solo: da ammirare il palazzo
Ducale, il bellissimo Palazzo Te con
i cinquecenteschi affreschi di
Giulio Romano, la Rotonda di San
Lorenzo (la più antica chiesa della
città), le tante suggestive piazze.
Insomma davvero un bel giro da fare
in centro nel pre o nel post
partita; giro che come sempre non si
completa se non con la consueta
sosta mangereccia. La città si
distingue per la produzione di burro
e salumi, tra cui spicca il famoso
salame mantovano, ma soprattutto è
da annoverarsi per gli squisiti
tortelli alla zucca, specialità da
provare, nella speranza che i nostri
ragazzi non si lascino tentare e che
i giocatori del Mantova ne abbiano
fatto una scorpacciata tale da
soccombere sotto i colpi di
Parhenope rediviva, il nostro
Napoli.
Alla prossima. Buon viaggio a chi
segue i colori azzurri e Forza
Napoli, uniti e senza paura.