• L'ITINERARIO DEL CUORE - SABATO SANTO SULLA PUNTA DELLO STIVALE... •

21/3/2008

(RENATA SCIELZO) - Cari lettori, bentornati al consueto appuntamento con l’itinerario del cuore.
Finalmente si va a sud, dove si spera di trovare parecchio sole e di rimediare qualche punticino in uno degli stadi più caldi di Italia: il Granillo di Reggio Calabria.
I colori amati ci portano a trascorrere il sabato santo in terra di Calabria al seguito dei nostri beniamini, protagonisti di una bella vittoria con i viola tra le mura amiche e alla ricerca di altri punti per un’eventuale galoppata Uefa.
Le previsioni del tempo (freddo e simili) non incoraggiano gli spostamenti per i pochi giorni delle vacanze pasquali, ma un’eccezione per il nostro amato Napoli la si potrà anche fare.
E allora, prepariamo le valigie, portiamo con noi pastiera e casatiello e mettiamoci in viaggio verso una terra arcinota a parecchi dei nostri concittadini: la Calabria. Se molti napoletani conoscono bene il cosentino, sia nel versante tirrenico che ionico, sono di gran lunga in numero minore quelli che hanno visitato Reggio e dintorni. Quale occasione migliore allora per una bella gita?
Reggio Calabria ha dei dintorni bellissimi e se ci scappa il bel tempo, chissà che non sia possibile un folle tuffo nelle acque limpide di Roccella e dintorni. Ma procediamo con calma. Reggio è stata definita sin dall’antichità l’acroterio di Italia (Tucidide). Ovvero? Con parole più semplici l’estrema punta dello stivale. Stretta tra il mare e le pendici dell’Aspromonte, secondo la mitologia omerica è il luogo in cui Ulisse si sarebbe imbattuto nei mostri Scilla e Cariddi. Un po’ di informazioni erudite per capire che si tratta di una città dal passato millenario e leggendario (la più antica colonia greca dopo la nostra Cuma). La città è dotata di un panorama bellissimo, laddove allungando lo sguardo ci si spinge fino alla “confinante” terra di Sicilia, all’Etna e alle isole Eolie. Pur essendo abituati i nostri occhi ad un panorama mozzafiato come quello del golfo di Napoli, basterebbe già solo l’idea di spingere lo sguardo oltre la punta dello stivale per recarsi a Reggioe ammirare aanche il famoso fenomeno della “fata Morgana”. La città calabrese è infatti detta "Città della Fata Morgana" perché qui si manifesta il raro fenomeno ottico-mitologico, durante il quale la costa siciliana sembra distare solo pochi metri rendendo possibile distinguere molto bene case, auto e persone.
Ma ci sono ben altri validi motivi che giustificano qualche km di troppo e qualche piccolo imprevisto sull’autostrada più tristemente malridotta di tutto lo stivale: la celeberrima Salerno – Reggio Calabria. Tra le attrazioni della città spiccano i famosissimi bronzi di Riace e il Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia che li custodisce. Bellissimo poi è il Lungomare Falcomatà del centro storico, affollata meta balneare e simbolo della movida estiva. Il fronte a mare il fronte a mare della città nel suo centro storico si sviluppa fra eleganti architetture in stile liberty e piante rare e fu definito da Gabriele d’Annunzio "il più bel chilometro d'Italia", probabilmente anche per via del miraggio della Fata Morgana che contribuisce a rendere la passeggiata particolarmente suggestiva. Insomma un’occasione da non perdere e una ideale tirata d’orecchie al vate D’Annunzio che pure Napoli la conosceva bene….(non per campanilismo e non ce ne vogliano i reggini, ma fata morgana o meno, il panorama più bello è quello che si affaccia sul Vesuvio…).
Tornando a Reggio, restano da vedere l’antico castello Aragonese, la cattedrale, la chiesa degli Ottimati e l’eclettica Villa Zerbi e poi passeggiare, passeggiare e godersi il mare nell’attesa del match. Una sosta gastronomica? Potrebbe valerne la pena, visto che la cucina reggina ha subito le influenze di quella napoletana e di quella siciliana…non è il caso quindi di pensarci troppo, è Pasqua e un piccolo peccato di gola è più che lecito. Dopo il digiuno del venerdì santo potete lanciarvi anche su un piatto che richiede uno stomaco di ferro: i frittuli, ossia tutte le parti del maiale che non si usano per fare insaccati o salati come il muso, le orecchie, la pancia, le cotiche, i rognoni,le costine,le ossa,i piedini, i gamboni etc. cotti nel proprio grasso per ore a fuoco lentissimo.
Ma se non avete la forza di affrontare una prova del genere, potete provare le specialità della Pasqua reggina: soffrittu di capretto al Sabato Santo, il capretto arrostito a Pasqua, pitta chi curcuci al lunedì dell'Angelo.
Non crediamo ci sia bisogno di aggiungere altro. Mettetevi comodi in macchina, seguite il nostro Napoli, godevi l’effetto della Fata Morgana e soprattutto trascorrete una buona Pasqua con chi amate.
Alla prossima e forza Napoli. ...
 

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