“[…]Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e
vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo
grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua
via
scopro, se mena all'ingombrata
spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima,
s'aggrappa.[…]”
U. SABA
(RENATA SCIELZO) - Su a nord
verso l’estremo lembo orientale
della penisola, lì dove, appollaiata
sul mare e spesso battuta dalla
bora, si staglia Trieste. Lì ci
conduce questa settimana il nostro
Napoli, lì, con la speranza di
portare a casa un buon risultato,
che ci consenta, complice un passo
falso della Juve, di riappropriarci
del primato.
Orfani dal vivo dei colori azzurri
da due domeniche a questa parte, a
spingerci alla volta della città del
faro, sono non solo i suoi tanti e
poco conosciuti angoli di inusitata
bellezza, ma anche il desiderio
forte e vivo più che mai di seguire
i nostri paladini, di far sentire ai
ragazzi il calore del tifo azzurro.
Sempre numeroso. Anche quando si
tratta di trasferte. Anche se ci
sono le porte chiuse o se ad entrare
sono solo gli abbonati. Farà bene ai
ragazzi sapere che qualcuno li
segue, anche se non può urlare a
squarciagola in una curva o issare
striscioni.
E allora andiamo a respirare un po’
di aria mitteleuropea in questa
città al centro della storia del
‘900, in toto restituita all’Italia
dal 1954.
Profumo di storia, ma anche di mare,
di arte e di caffè…
Leggere per credere.
Se Trieste è stata protagonista del
secolo appena trascorso nelle
contese tra l’Italia e la allora
Jugoslavia è stata anche nel corso
del tempo un importante crocevia
culturale ed un luogo in cui
patrimonio artistico culturale e
scenari naturali si sono sposati a
meraviglia.
Trieste: la città cantata da Saba
nelle sue indimenticabili poesie, la
città che un tempo ospitò Dante e
più di recente il poeta tedesco
Rilke, la città in cui è nato Svevo,
la città in cui soffia la bora, la
città in cui in ogni angolo si
respira profumo di caffè (a quanto
pare Napoli non è la sola…)
Come addentrarci nei suoi meandri,
come conoscerla, come lasciarci
travolgere dalla sua bellezza?
Un itinerario potrebbe partire dalle
vie del centro, dalla piazza
dell’Unità e da lì dare il via ad
una passeggiata che non può non
contemplare una sosta presso la
cattedrale di S. Giusto, presso la
Basilica di S. Silvestro e uno
sguardo a bei palazzi liberty tra
cui spicca Casa Bartoli in piazza
della Borsa. Ma forse è verso il
mare lungo la costa, guardano il
golfo che è possibile apprezzare a
360° questa città. Scenari favolosi
quelli che abbracciano i due
castelli, il castello Miramare e il
castello di Duino, due tappe che ci
sentiamo vivamente di consigliare.
Ma Trieste significa anche grotte e
fenomeni carsici, da ammirare le
grotte di San Canziano e la grotta
gigante e da non mancare, triste a
dirsi, l’appuntamento con la storia,
quella più brutta.
La Risiera di San Sabba e la foiba
di Basovizza sono lì a ricordarci i
più turpi crimini di cui si è
macchiato il secolo appena
trascorso. Andarci significa
documentarsi, non dimenticare,
ricordare affinché tali episodi non
si ripetano.
Certo la visita è impegnativa e a
fine giornata in attesa della
partita del giorno dopo, o anche
dopo essersela già goduta in qualche
posticino al riparo dal freddo, c’è
bisogno di una pausa ritemprante e
corroborante. E se è vero che il
profumo del caffè è di casa da
queste parti, sarà bene suggerire ai
nostri lettori qualche piccolo
trucco, onde evitare di tornare a
casa con la coda tra le gambe.
Chiedete un “capo in b tanta”
(cappuccino triestino in bicchiere
con tanta schiuma) o un “goccia”
(caffè con una goccia di schiuma di
latte al centro) e non ve ne
pentirete. Ancor meglio se
accompagnerete il vostro caffè con
gli squisiti dolci della tradizione
austro – ungarica.
Quali?
Potete scegliere tra un presnitz
(dolce di sfoglia e frutta secca)
una putizza (pasta morbida ripiena
di frutta secca), uno struccolo de
pomi (strudel alle mele), uno
struccolo cotto (strudel alle noci),
dei crostoli (chiacchiere
veneziane), un krapfen (bomboloni
alla marmellata o alla crema), delle
fritole (specie di piccola
frittella) e via dicendo e magari
accompagnare il tutto con da goccio
di ottima malvasia locale. Ancora
non siete convinti? O forse avete
deciso di fermarvi a cena?
Alla prossima e forza Napoli. Che
sia in uno stadio o in un bel bar al
centro di Trieste.