21/1/2006
(RAUL D'AMATO) - Una bacheca di trofei
sconfinata e un blasone che nemmeno la
triste vicenda della radiazione avvenuta
alla vigilia della stagione 2003/2004 è
riuscito ad appannare. Questa è la Virtus
Bologna, avversario della Carpisa
nell’ultima giornata del girone d’andata
dalla quale verranno fuori le magnifiche
otto che andranno a Forlì a contendersi la
Coppa Italia. La Carpisa è già dentro,
insieme ad altre quattro squadre, ma deve
ancora ‘definire’ la sua posizione in
classifica che potrà oscillare tra la prima,
nel caso di arrivo in quartetto a quota 26
punti, e la quarta. V nere, invece, che
devono ancora staccare il biglietto per le
Final Eight, traguardo scontato se si guarda
ai sui trascorsi storici ma che diventa un
successo clamoroso se si pensa che 12 mesi
fa i bolognesi erano nel purgatorio della
Leagadue. Uno degli artefici principali
della splendida stagione virtussina è Zare
Markovski. Il coach macedone dopo i tre anni
di miracoli ad Avellino e la precedente
esperienza a Sassari è finalmente approdato
su di una panchina prestigiosa e, attorno al
‘totem’ Bluthenthal, ha costruito una
squadra equilibrata non molto differente per
caratteristiche alla Carpisa. Si giocherà in
un Palamalaguti stracolmo, nel quale
dovrebbero esserci circa trecento tifosi
azzurri. E il significato di giocare in un
simile palcoscenico Piero Bucchi lo conosce
molto bene. Otto anni gli anni trascorsi
nella Virtus durante i quali ha accumulato
tutte le conoscenze e l’esperienza
necessaria a ricoprire l’incarico di head
coach. “È la mia città, ci sono tanti miei
amici ed è sempre una sensazione particolare
quando ci ritorno da avversario” dice. “In
settimana ho spiegato agli americani cosa
significa giocare in quella città che
respira basket sette giorni su sette e
contro una delle squadre più blasonate
d’Europa. Sarà l’ennesimo test per
verificare la nostra crescita”. Una crescita
che ha portato Napoli lassù vicino alla
vetta. I tifosi sognano di chiudere il
girone di andata davanti a tutte le altre
squadre ma se così non fosse non ci sarebbe
di che rammaricarsi. Questa Carpisa merita
soltanto elogi.
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