• "LYNNCREDIBILE" GREER •
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4/3/2006
(ESCLUSIVA dal mensile "PianetAzzurro" -
Oltre 22 punti di media, il 54% di
realizzazione dall’arco dei tre punti ed il
90% nei tiri liberi, conditi da più di tre
assist in ogni partita, per di più subendo
6,5 falli a gara. Fantascienza? No, queste
sono le cifre con le quali Lynn Terence
Greer da Philadelphia - medesima città di
nascita del suo illustre predecessore Jerome
Allen - ha stregato la Napoli dei canestri.
I tifosi hanno fatto incetta della sua
maglia di gioco, la numero 14, tanto da
esaurire completamente le scorte e da
costringere lo sponsor tecnico a fabbricarne
una nuova serie. Ma le sue performance non
hanno colpito solo la nostra città: al
termine del girone di andata, Lynn è stato
giudicato il miglior giocatore del
campionato. Un risultato eccezionale
soprattutto perché questo in Italia è il suo
anno da rookie. “Sono molto felice di essere
stato scelto quale Mvp della prima metà
della stagione” sorride Greer. “È la mia
prima esperienza in Italia, non conoscevo il
campionato e avrei potuto incontrare molte
difficoltà. Invece tutto è andato bene ma il
merito non è solo mio. Ho la fortuna di
giocare in un ottimo team e così ogni cosa
diventa più semplice”.
Il suo talento ha iniziato a brillare già
dal liceo: con 1.991 punti segnati è stato
il secondo miglior marcatore delle high
school di Philadelphia, dietro soltanto al
mitico Wilt Chamberlain.
Poi lo splendido quadriennio a Temple
University dove ha continuato a collezionare
‘numeri’ importanti ma una Nba, ormai troppo
innamorata dell’atletismo e sempre meno
attenta al talento di gioco, non lo ha
ritenuto adatto. Salvo una brevissima e poco
significativa parentesi con i Milwaukee
Bucks è nel nostro continente che il piccolo
play di Philadelphia – che supera appena i
180 cm di altezza – mette in mostra tutta la
sua classe. Prima in Grecia, poi in Polonia
nello Slask Wroclaw, dove debutta nella
prestigiosa vetrina dell’Eurolega
imponendosi addirittura come capocannoniere
con la spaventosa media di 25 punti a
serata. “In Europa mi sono trovato molto
bene – afferma - e dopo la stagione in
Polonia sono andato in Russia alla Dynamo
Mosca. Queste esperienze hanno agevolato il
mio adattamento in Italia. Differenze? In
Russia si giocava più fisicamente e le
differenze di valori tra le squadre erano
più nette. Qui si predilige la velocità e
c’è un maggiore equilibrio tra le
formazioni”. Nonostante la sua assenza dal
mondo dei ‘pro’ l’America del basket non lo
ha dimenticato, inserendolo nella selezione
che ha disputato le qualificazioni per i
prossimi Mondiali. Ma in Giappone, dove si
svolgerà la manifestazione, toccherà ad un
nuovo ‘dream team’ tentare l’assalto
all’oro. “Sapevo fin dall’inizio che in
Giappone sarebbe andata una selezione Nba.
Non sono deluso e sono sicuro che farà
benissimo. Giocatori come Garnett o Bryant
non si trovano in difficoltà solo perché il
campo è più stretto o c’è qualche differenza
nel metro arbitrale. È unicamente una
questione di approccio e di lavorare per un
certo tempo insieme per trovare gli
equilibri”.
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