

Sandro Abbondanda (nella foto), ex funambolo tutto tecnica e dribbling del grande Napoli del ‘Petisso’ Pesaola che si piazzò secondo nel torneo 1967-68, oggi allenatore e gran scopritore di talenti, tra cui l’attuale attaccante dell’Udinese Floro Flores, è stato intervistato in esclusiva per i lettori di PianetAzzurro per analizzare la crisi della squadra azzurra.
Com’è possibile che una compagine che per tutto il girone di andata è sempre stata in zona Champions, da tre mesi è letteralmente sprofondata?
“I motivi possono essere tanti, credo che il Napoli abbia pagato una sorta di appagamento mentale e l’inesperienza di qualche giovane all’interno del gruppo che ha sentito troppo il peso della notorietà. La cosa ha fatto si che la squadra tutta si smarrisse e perdesse in coesione. Poi, l’eccessiva responsabilità a cui spesso ti costringe una piazza come Napoli, le tante polemiche, la perdita della serenità e qualche tensione all’interno dello spogliatoio hanno reso la crisi ancora più difficile da superare. Sinceramente, però, non mi aspettavo dal Napoli un calo di queste proporzioni. Una flessione si poteva pure mettere in preventivo, ma mai avrei pensato ad un digiuno di vittorie così lungo”.
I tifosi devono avere ancora fiducia nel progetto di De Laurentiis?
“Io questo non lo posso sapere. Il problema è comunque semplice: se De Laurentiis ha i soldi per investire è chiaro che una piazza come Napoli merita il massimo, perché ci sono tifosi appassionati e generosi in giro per tutto il mondo che non fanno mai mancare il loro appoggio morale ed economico al club azzurro”.
Marino ha qualche responsabilità in merito a quest’avvilente situazione del Napoli? Forse a gennaio si potevano e dovevano correggere alcune pecche che pure erano emerse prima…
“Questo organico non lo vedo così scarso, forse le cosiddette seconde linee non sono state all’altezza dei titolari. Si parla molto dell’attacco che non segna e l’ottimo momento di Pazzini fa venire ancora più rabbia. Ma Marino lo capisco perché doveva difendere la scelta di Denis. Se fosse venuto l’ex fiorentino, il Tanque si sarebbe dovuto accomodare in panchina. Sicuramente, vedendo Pazzini come segna, il rammarico per non averlo preso è tanto. Forse si poteva acquistare un difensore più veloce e duttile, però, ora è inutile piangere sul latte versato. Il Napoli è questo e deve andare avanti senza pensare al passato”.
Cosa deve chiedere adesso il Napoli ad un campionato che lo vede lontano anni luce dalla zona Uefa e abbastanza a riparo dalle sabbie mobili della classifica?
“Innanzitutto, il Napoli ha ancora l’obiettivo di fare un punto in più dello scorso anno… Questo era quanto si era prefissato la dirigenza. Restare ben saldi con i piedi per terra non avrebbe fatto male qualche mese fa quando le cose andavano fin troppo bene. Devono essere i giocatori adesso a tirarsi fuori dai guai con forza . Soprattutto devono ritrovare il gusto di giocare liberi mentalmente, devono ritrovare lo spirito garibaldino, la spensieratezza, l’allegria, cioè la voglia di divertirsi e far divertire attraverso il gioco. Il Napoli dell’ultimo periodo privo di idee, sfiduciato e arrendevole non fa bene all’ambiente partenopeo. Un consiglio agli amici tifosi mi sento però di darlo: bisogna limitare le critiche. Non è infatti possibile che un giocatore quando sbaglia una minima cosa al San Paolo debba essere coperto da bordate di fischi. Così non si aiuta la squadra a uscire fuori dal tunnel. Capisco la delusione, ma il Napoli è un bene di tutti. Dirigenti, giocatori e tecnico passano, i colori restano”.
Che tipo di allenatore deve scegliere De Laurentiis quando l’avventura di Reja sarà terminata?
“Un tecnico moderno, giovane e ruspante che sappia far giocare bene la squadra, organizzandola al meglio sia nella fase difensiva che in quella d’attacco. Di allenatori bravi e duttili in giro ce ne sono tanti, l’importante sarà avere alle spalle una società seria e forte che sappia sostenere il tecnico di fronte ai calciatori e all’ambiente quando le cose potrebbero non andar bene”.
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di Vincenzo Letizia

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