

Dire e contraddire? Oggi ci piace RIBADIRE, perché davvero non possiamo far altro. Urge il cambio della guardia, altrimenti saranno dolori. Non si tratta più di calo fisico o di sbandamento. Come direbbe Quelo, il personaggio santone e guru creato dalla mente di Corrado Guzzanti: “C’E’ CRISI, C’E’ GROSSA CRISI”. E se la nave va giù è innanzitutto colpa del capitano, o quanto meno, di chi fa da timoniere.
Ad oggi però addossare colpe, dire e contraddire serve a poco. Per di più siamo di quelli che si erano illusi, quando tutto girava per il verso giusto, che questo Napoli potesse fare qualcosa di più, potesse raccogliere un po’ di più. Ma ci eravamo illusi e da questo punto di vista proprio Lazio– Napoli dell’andata, partita vinta fortunosamente, avrebbe dovuto aprirci gli occhi e farceli sgranare su un centrocampo che non c’è e su un attacco invisibile, che si regge sul solo Lavezzi, quando è in condizione e che – ahinoi – per quante serpentine e dribbling faccia – non vede troppo la porta e spesso, vuoi per poca precisione, vuoi per sfortuna manca all’appuntamento con il goal.
Ma non è solo questione di “S’ADDA SIGNA’” -tanto per citare l’esilarante rivisitazione della canzoncina portata da Arisa a Sanremo – è questione più complessa.
E una questione complessa prevede una risoluzione forte, con un messaggio chiaro che deve partire dai ranghi alti della società.
E’ giunto il momento del cambio della guardia. Reja, per carità ottimo traghettatore dalla C alla A, ha fatto il suo tempo. Bisogna cambiare aria e ricordare che il calcio non si regge solo sulla gratitudine e su presunte questioni d’onore.
Il mister Goriziano non ne sta più azzeccando una, lo spogliatoio non è più compatto, la tabella di marcia del Napoli è da zona retrocessione. C’è bisogno di una ventata di novità. Non ci prodigheremo in un toto-allenatori che scatenerebbe polemiche e fantasie dei lettori, diremo solo poche parole: "Grazie Mister Reja per quello che ha fatto per il Napoli, avanti il prossimo". Idee nuove e un assetto nuovo per una squadra che produce poco gioco e che, tra squalificati e infortunati, paga anche il prezzo della cattiva sorte.
Rimbocchiamoci le maniche e – lo diciamo soprattutto ai tifosi – stiamo vicini al nostro Napoli. Ripartire si può e si deve. Pensiamo positivo sull’onda del "Yes, we can”, ma rendiamoci conto che affinché si rinasca è necessario che si cambi. Cambiamento, quindi, dovrà essere la parola d’ordine.
Brevi e stringati oggi - ma di tutto il resto, moviole, gossip e polemiche poco ci interessava – ci premeva soltanto ora e più che mai invitare i nostri al cambiamento e alla riscossa.
Speriamo che i nostri lettori apprezzino la nostra franchezza e che chi di dovere muova finalmente un passo. Alla prossima e forza Napoli.
di Renata Scielzo

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