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• OBIETTIVO NAPOLI - PRIMO PICCOLO PASSO DELL'ERA DONADONI •

15/03/2009 20:06:42
Come era prevedibile, nei pochi giorni a disposizione, Donadoni non ha avuto modo di effettuare rivoluzioni tattiche nella sua nuova squadra. Questo in virtù di un esiguo numero di giocatori a sua disposizione e di determinate caratteristiche tecnico-tattiche di questi che rendono impossibile ogni radicale stravolgimento. Ciononostante da Reja a Donadoni qualcosa è cambiato. Si tratta di dettagli, questo è ovvio, ma probabilmente queste poche indicazioni servono ad intuire come potrà essere un Napoli futuro. Le maggiori richieste dell’ex commissario tecnico della Nazionale sono state incentrate sulla ricerca di un fitto possesso palla, che evitasse in ogni modo i lanci lunghi dalla difesa, e su un continuo sviluppo della manovra sulle corsie esterne. Tuttavia nel primo tempo queste richieste del mister azzurro cadevano nel vuoto, vista la poca propensione degli interpreti in campo a perpetuare un gioco di questo tipo. Particolarmente difficoltosa è risultata la ricerca di uno sviluppo costante del gioco sulle fasce, vista la totale assenza di laterali puri all’interno dell’undici partenopeo. Le pur volenterose avanzate dei due terzini, Santacroce e Aronica, non garantivano infatti una capacità tecnica tale da apportare un sostanziale sostegno all’attacco. Così nel primo tempo il Napoli è parso molto simile da quello degli ultimi mesi: confuso ed incapace di creare danni alla difesa avversaria. Le stesse intenzioni di Donadoni di tenere più avanzato Lavezzi, anche rispetto a Zalayeta, dopo i primissimi minuti cadevano nel vuoto, vista la continua propensione del Pocho ad arretrare in mezzo al campo alla ricerca di palloni utili, giocati tutti tra l’altro malissimo.
In mezzo a questi problemi di natura tecnica e tattica la squadra azzurra si è trovata a lasciare l’iniziativa nelle mani dei modesti avversari, lasciando loro il pallino del gioco e consentendo a Cozza e Brienza la libertà di intessere trame insidiose, come quella che ha portato alla rete dell’1-0 di Corradi.
Nella prima parte della ripresa la Reggina è praticamente scomparsa dal campo, presa dalla paura di vincere, lasciando l’iniziativa nelle mani degli azzurri, che con gli avversari rintanati nella propria metà campo hanno potuto iniziare a sviluppare la tipologia di gioco richiesta dal proprio allenatore sin dai primi minuti della gara.
Donadoni decideva di dare maggior sostegno alle punte avanzando la posizione di Bogliacino, tenendo Pazienza e Blasi a protezione della difesa. Le stesse punte però tenevano una posizione molto mobile, lontana dal centro dell’area di rigore, così spesso nella posizione più avanzata veniva a trovarsi Hamsik, con Zalayeta che veniva spesso a cercare di prender palla sul fronte destro offensivo e Lavezzi che svariava senza fissa dimora su tutto l’arco dell’attacco.
Una volta raggiunto il pareggio, grazie ad un’azione caparbia di Zalayeta e Lavezzi, la squadra ha presentato un nuovo aspetto della sua mentalità, che con Reja non si era mai mostrato. Gli azzurri hanno lasciato ogni velleità offensiva e si sono limitati a mantenere il pareggio acquisito, nonostante i calabresi non avessero messo in mostra chissà quale qualità tale da indurre i napoletani a pensare ad un loro possibile exploit nel finale. I giocatori di Donadoni si sono così esibiti in una serie di perdite di tempo, passaggi volti a rallentare il gioco, mancanza di volontà di affondare il colpo del KO che con Reja non si erano mai visti. Questa mentalità “da provinciale” ci lascia un po’ perplessi, soprattutto in considerazione della pochezza dell’avversario, ma forse è proprio quello che serve al Napoli in questo momento di crisi, in cui ogni obiettivo è sfumato e l’interesse delle singole gare rimane legato alla sola conquista dei pochi punti necessari a guadagnare al più presto la salvezza.
Tuttavia vedendo questa gara si è avuta la conferma di come siano evidenti le lacune tecniche di una squadra già costruita male in partenza ed in più ora falcidiata dagli infortuni. Con Donadoni, così come lo sarebbe stato con Reja, saranno necessari ingenti investimenti futuri, per rifondare una formazione povera di qualità e di quantità. L’arrivo di Donadoni non potrà certo mascherare il cattivo operato di Marino in questi mesi, ma dovrà servire solo da base di partenza per un progetto nuovo, che tale però dovrà essere innanzitutto nelle idee di De Laurentiis.
In chiusura mi sia permesso di chiudere questo primo “Obiettivo Napoli” dell’era Donadoni con un ringraziamento speciale ad Edy Reja, allenatore che è stato talvolta anche criticato da queste pagine, ma che ha dato tanto alla piazza partenopea ed al quale non può che essere rivolta tutta la nostra stima e gratitudine. Grazie di tutto Edy!
In mezzo a questi problemi di natura tecnica e tattica la squadra azzurra si è trovata a lasciare l’iniziativa nelle mani dei modesti avversari, lasciando loro il pallino del gioco e consentendo a Cozza e Brienza la libertà di intessere trame insidiose, come quella che ha portato alla rete dell’1-0 di Corradi.
Nella prima parte della ripresa la Reggina è praticamente scomparsa dal campo, presa dalla paura di vincere, lasciando l’iniziativa nelle mani degli azzurri, che con gli avversari rintanati nella propria metà campo hanno potuto iniziare a sviluppare la tipologia di gioco richiesta dal proprio allenatore sin dai primi minuti della gara.
Donadoni decideva di dare maggior sostegno alle punte avanzando la posizione di Bogliacino, tenendo Pazienza e Blasi a protezione della difesa. Le stesse punte però tenevano una posizione molto mobile, lontana dal centro dell’area di rigore, così spesso nella posizione più avanzata veniva a trovarsi Hamsik, con Zalayeta che veniva spesso a cercare di prender palla sul fronte destro offensivo e Lavezzi che svariava senza fissa dimora su tutto l’arco dell’attacco.
Una volta raggiunto il pareggio, grazie ad un’azione caparbia di Zalayeta e Lavezzi, la squadra ha presentato un nuovo aspetto della sua mentalità, che con Reja non si era mai mostrato. Gli azzurri hanno lasciato ogni velleità offensiva e si sono limitati a mantenere il pareggio acquisito, nonostante i calabresi non avessero messo in mostra chissà quale qualità tale da indurre i napoletani a pensare ad un loro possibile exploit nel finale. I giocatori di Donadoni si sono così esibiti in una serie di perdite di tempo, passaggi volti a rallentare il gioco, mancanza di volontà di affondare il colpo del KO che con Reja non si erano mai visti. Questa mentalità “da provinciale” ci lascia un po’ perplessi, soprattutto in considerazione della pochezza dell’avversario, ma forse è proprio quello che serve al Napoli in questo momento di crisi, in cui ogni obiettivo è sfumato e l’interesse delle singole gare rimane legato alla sola conquista dei pochi punti necessari a guadagnare al più presto la salvezza.
Tuttavia vedendo questa gara si è avuta la conferma di come siano evidenti le lacune tecniche di una squadra già costruita male in partenza ed in più ora falcidiata dagli infortuni. Con Donadoni, così come lo sarebbe stato con Reja, saranno necessari ingenti investimenti futuri, per rifondare una formazione povera di qualità e di quantità. L’arrivo di Donadoni non potrà certo mascherare il cattivo operato di Marino in questi mesi, ma dovrà servire solo da base di partenza per un progetto nuovo, che tale però dovrà essere innanzitutto nelle idee di De Laurentiis.
In chiusura mi sia permesso di chiudere questo primo “Obiettivo Napoli” dell’era Donadoni con un ringraziamento speciale ad Edy Reja, allenatore che è stato talvolta anche criticato da queste pagine, ma che ha dato tanto alla piazza partenopea ed al quale non può che essere rivolta tutta la nostra stima e gratitudine. Grazie di tutto Edy!
di Eduardo Letizia
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