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• AZZURRI IN GIRO - EMANUELE CALAIO': L'ARCIERE CHE TRAFISSE IL CUORE DEL SAN PAOLO •

19/10/2009 11:45:52
Al suo arrivo fu accolto come l'uomo della provvidenza. Era il gennaio del 2005, e per il Napoli appena risorto dalle ceneri del fallimento i primi mesi in serie C erano stati avari di soddisfazioni, ma soprattutto di gol. Il difficile ambientamento del 'Pampa' Sosa, il non pervenuto di Emanuele Berrettoni e di Nicola Pozzi, talento ancora troppo acerbo penalizzato da un prematuro infortunio: l'unico a farsi onore era stato il carneade Varricchio. Grazie -forse- alla profonda conoscenza di una categoria che aveva già esplorato, nella tranquilla Castel di Sangro e in due anni a Pisa.  

Sarà un pò anche merito di Varricchio, l'approdo all'ombra del Vesuvio di Emanuele Calaiò. Il Napoli lo inserisce infatti come contropartita tecnica, nella trattativa per assicurarsi le prestazioni del bomber siciliano, pagato al Pescara ben 4 milioni di euro. Calaiò porta in dote la sua gioventù, ed un bottino di 27 reti realizzate in un campionato e mezzo. Numeri che gli erano valsi l'attenzione di alcune "big", che Pierpaolo Marino riesce a bruciare sul tempo. Napoli, in fondo, è anche una scelta di cuore: la tradizione, il calore di una piazza del Sud che ha molti valori in comune con la nativa Palermo, ma anche la città di origine della moglie Federica.

Come se non bastasse, Calaiò ritrova come compagno di squadra in azzurro il cognato Nicola Mora. Questione di famiglia, non solo di feeling. Il San Paolo fa presto ad innamorarsi di quel giovanotto con l'aria da scugnizzo, nonostante l'esordio shock ed un rigore fallito contro la Fermana, nel match che costerà la panchina a Giampiero Ventura.

Dal nuovo mister, Edy Reja, non ci mette invece molto a farsi apprezzare: doppietta contro il Lanciano e gol alla Reggiana, in un San Paolo che fa registrare l'ennesimo "sold out" di una stagione da record, stando ai riscontri del botteghino. E' in questa circostanza che Calaiò si esibisce nell'esultanza, una freccia scoccata al cuore dei tifosi, che gli è valsa l'appellativo di Arciere.

Alla fine della stagione, sei saranno le saette giunte a bersaglio: non abbastanza per risalire nel purgatorio della B, che Calaiò aveva lasciato nella speranza di rimettervi piede, trionfando nel derby che sarà invece appannaggio di un cinico Avellino. 

La stagione seguente è quella della riscossa annunciata, per il Napoli e per il goleador azzurro. Con le sue 18 reti, Calaiò si laurea capocannoniere e contribuisce in maniera decisiva alla promozione. Nei piani di Reja e in quelli della società, è lui il punto fermo dal quale partire, nella costruzione di un organico in grado di competere per il salto decisivo.

Gli affiancano il centravanti più prolifico dell'ultimo campionato cadetto, Christian Bucchi, ed il talento puro di Roberto De Zerbi. Sulla carta, sembra una miscela esplosiva: talento e forza d'urto ben mixate, in un attacco destinato a fare sfracelli. Costretto a fare i conti con la scarsa compatibilità dei tre tenori, e con l'esigenza di puntare al risultato prima che allo spettacolo, Reja affogherà presto le illusioni estive optando per il pragmatismo. 

Calaiò ritrova il vecchio partner di mille battaglie, l'argentino Sosa, col quale aveva condiviso il pane duro e l'esperienza della C fatta di lacrime e sudore. L'intesa è perfetta, e consente all'attaccante palermitano di trascinare il Napoli alla conquista del Paradiso: 14 reti in 38 presenze rappresentano un bottino di tutto rispetto, e la conferma di avere fra le mani l'uomo del futuro.

Non la pensa così Reja, che insegue per tutta l'estate un centravanti che abbia muscoli e centimetri, complementare alla velocità ed al talento esplosivo del nuovo idolo Lavezzi. Calaiò capisce presto che in quel Napoli per lui non c'è spazio, sentendosi tradito dalle parole del mister, che dichiara (dopo l'esordio col Cagliari) di preferirgli uno Zalayeta anche al 70% della condizione.

Il simbolo della rinascita partenopea, il calciatore che più di tutti era stato decisivo per riportare il Napoli nella categoria di appartenenza, il (probabile) bomber futuro della Nazionale, scopre di essere diventato un comprimario. Reagisce, con la scarsa lucidità dettata dalla rabbia, fallendo un rigore che aveva voluto tirare a tutti i costi contro la Reggina. Il 24 febbraio del 2008 si vendica a modo suo, cancellando i fischi del San Paolo con la doppietta al Livorno.

Spinto dal desiderio di giocare con quella continuità che Reja non può garantirgli, Calaiò riparte dal Siena. Il club toscano, il 1 luglio del 2008, versa nelle casse azzurre 2.3 milioni di euro per la sua comproprietà. Non diventa titolare fisso, ma ha la fiducia del tecnico Giampaolo. Dei 5 gol messi a segno nella prima stagione in bianconero, decisivo quello contro il "suo" Palermo, che regala la salvezza aritmetica.

Il 26 giugno scorso, Napoli e Siena si accordano per il rinnovo della comproprietà. Il resto è storia recente: Calaiò combatte per trascinare i bianconeri lontano dalle paludi della zona retrocessione, e per dimostrare che nel Napoli del futuro può esserci un posto anche per lui.    


di Simone Spisso

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COMMENTA QUESTA NOTIZIA
cambia

grande......
Di fustigatore - scritto il 19/10/2009 22:01:39

grande manu, sei stato uno degli artefici della rinascita del napoli calcio!!!! napoli nn ti dimenticherà!!!! grazie grande manu!!!


è stato un peccato
Di Lalainefan - scritto il 19/10/2009 15:14:53

Quest'uomo insieme a Sosa a Reja e grazie a tutta la grinta che hanno messo nelle partite, e anche grazie al presidente De laurentiis, questa squadra è risorta.

Calaiò doveva restare al Napoli anche come riserva, non dovevamo venderlo al primo che capitasse.

Io lo ringrazio ancora di tutto quello che ha fatto, grazie Manu, e forza Napoli!


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