

All’andata: 2 gol alla Fiorentina, al Palermo, alla Juventus; e tre alla Reggina; poi altri due alla Sampdoria, al Cagliari, al Siena: sette giornate, quindici reti, media da divoratori dei sedici metri, una squadra di cannibali, il Napoli, senza pietà. Al ritorno: zero gol con la Roma, poi due all’Udinese, uno al Bologna, e nessuna, ma neanche l’ombra, al Genoa, alla Lazio, al Milan, all’Atalanta: sette partite e appena tre acuti, una tendenza da brividi, i desaparecidos dell’area di rigori. Dov’è l’errore, tra un girone e l’altro, tra un Napoli e l’altro, tra un Hamsik, un Lavezzi, uno Zalayeta e comunque un gruppo e la sua sbiadita copia che fatica terribilmente a rimettersi in riga, a dare un senso alla sua fase discendente della stagione, ad essere umano dopo essere riuscito ad apparire come un collegio di extraterrestri?
LE GRANDI - Fiorentina, Palermo, Juventus, Sampdoria, Cagliari, cioè l’alta e la media società d’un calcio nel Napoli recitava da protagonista assoluta, prima che dimenticasse lo spartito, si infilasse nel tunnel e faticasse a venirne fuori: ma all’epoca, quando le gambe andavano, non ce n’era per nessuno e l’erba del San Paolo rimaneva bruciata sui guizzi di Hamsik, gli scatti del Pocho, gli stacchi del Tanque: quindici reti ma mica con i soliti noti, perché segnavano anche Maggio, anche Mannini.
LA PICCOLA - Poi la vita si ribalta e la crisi diviene travolgente, escono di scena Maggio e Gargano, deve fermarsi per un paio di mesi Mannini, c’è l’avvicendamento tecnico e un rigetto fisico, c’è la controfigura d’una squadra che ha perso brio e anche la capacità di cogliere gli attimi fuggenti. E’ il Napoli che va all’incontrario, stavolta, che resta piegato sulle gambe per difficoltà congenite, che deve pagare dazio per l’acciacco di Lavezzi: e i numeri, impietosi, fotografano le debolezze attuali.
IL CONFRONTO - Il sette dicembre, alle dieci della sera, a posticipo ultimato, il Napoli è quarto in classifica ma è una terribile macchina da guerra: terzo attacco, alle spalle di Inter (+3) e Juventus (+1), un gioiellino da esibire in pubblico, in tv, ovunque e una banda di assatanati che non la fa buona a qualsiasi antagonista capiti a portata di stadio San Paolo (ma anche altrove). Però, un girone dopo, i granelli di sabbia hanno evidentemente fatto saltare gli ingranaggi e la perfezione è divenuta pantano, con davanti, nella classifica dei gol segnati, dieci squadre. Il Napoli che s’è inceppato s’è fatalmente chiesto cosa sia successo, perché sia successo, come e quando sia successo e sette gare interne nel girone di ritorno non sono riuscite a fornire una risposta, però neanche a cancellare la favolosa cavalcata dell’andata: perché tutto vale, anche quei quindici gol che sono serviti a tracciare un sogno.
Fonte: Corriere dello Sport
di VL

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