

Lui pensa a giocare. Sempre, comunque e dovunque: «A Roma, prima della partita con i giallorossi, non sapevo neanche che Donadoni potesse essere in dubbio o cose del genere». Possibile, anzi sicuro, perché lui si è programmato per prendere a calci il pallone e vincere. Marek Hamsik saluta il 2009 con un dettagliato bilancio dell'era Mazzarri e delle dieci partite che hanno proiettato il Napoli in zona Europa League.
Un'analisi stilata al cospetto delle telecamere di Sky con l'inconfondibile aplomb «hamsikiano»: pochi articoli tra una parola e l'altra, ma molti concetti interessanti. E al diavolo la forma: il ragazzo dalle acconciature estrose e dalla freddezza glaciale rubata a Ivan Drago, il pugile sovietico interpretato da Dolph Lundgren che voleva spezzare in due Rocky, è uno che bada esclusivamente alla sostanza.
Ne avrà tanta per le mani nel 2010: a gennaio diventerà padre di Christian, il primogenito, e dovrà guidare il Napoli lungo la cavalcata europea; e a giugno, poi, entrerà nella storia sportiva del suo giovane Paese, guidando la Nazionale slovacca con i gradi di capitano al Mondiale sudafricano. Il primo della sua vita e il primo della Slovacchia, inserita tra l'altro nello stesso girone dell'Italia. Il tempo per il mal d'Africa non mancherà: ora è meglio affrontare il discorso-Napoli. Partendo dalla vittoria con il Chievo: «Siamo una grande squadra», l'annuncio con il piglio del leader dopo l'ultima partita giocata e vinta al San Paolo.
Uno stadio che ha rischiato di franare con il Milan: «Dopo il gol del 2-2 di Denis - spiega Marek -: bellissimo, al novantacinquesimo. Come dite voi: è caduto lo stadio». Insieme con quella di Torino con la Juventus, la partita con i rossoneri è il simbolo più fulgido delle rimonte azzurre e dell'ormai famosa zona-Napoli (o zona-Mazzarri, che dir si voglia): «Segnare alla fine è sempre bello. Anzi, le gare in rimonta sono le più belle». Un crescendo: «Sì, ribaltare il risultato alla fine è bellissimo. È straordinario: quando abbiamo realizzato il 3-2 con il Bari ero troppo felice.. Come se avessi segnato io. Allo stadio c'erano mio padre e alcuni amici: anche loro erano contenti e sono andati a bere in hotel. A festeggiare».
Momenti di vita e sport. Momenti di gioia: «Il 3-2 con la Juve?». Sì la giornata di Marek, autore di due gol: «Beh, sono entrati dei giocatori dalla panchina che hanno cambiato la partita. Ci abbiamo creduto tanto». Come sempre, del resto: «Con Mazzarri non molliamo mai. Si è visto».
Fonte: il mattino
di E.G.

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