

E alla fine la prima sconfitta è arrivata, quasi con l'ansia di chi doveva tirarsi un dente, sebbene, come afferma Francesca da Rimini, “e 'l modo ancor m'offende”. L'assenza di fair play dei bianconeri, la cui eco risuona quasi come un anatema in bocca ad una “signora”, la decisione da ambarabaciccìcoccò del fischietto su un “rigore? può darsi” per la manona di Melo che, in veste da pallavolista, ha eseguito un perfetto baker nell'aria di rigore juventina, e poi gli altri due gol, che sono solo figli di episodi che hanno dato all'incontro una piega, quando avrebbe potuto anche averne completamente un'altra, hanno costruito il lego di un punteggio troppo severo. Il Napoli ha giocato, ha retto il campo con personalità chiudendo spesso una Juve al limite del catenacciaro nella propria trequarti difensiva. Risposte positive sono giunte un po' da tutti gli uomini in campo, eccezion fatta per Hoffer il quale, più che un calciatore, sembrava davvero il fantasma di Jimmy Hoffa. Dossena, seppur a sprazzi per una condizione ancora approssimativa, ha mostrato la sua gamba, il suo cross e la sua buona tecnica, dimostrando la qualità da valore aggiunto dell'acquisto invernale. Zuniga nel suo ruolo, finalmente sulla destra, è sembrato a tratti devastante, ubriacando entrambe gli esterni bianconeri, unico appunto: troppo innamorato della palla, ma di sicuro è un'alternativa di gran valore a Maggio. Ottimo Datolo – almeno nella prima frazione - libero da compiti difensivi e con la possibilità di sfantasiare a piacimento, ed anche lui si è dimostrato un sostituto di assoluta qualità ad Hamsik, e se non dovesse partire, in queste settimane nelle quali mancherà il Pocho, potrebbe rivelarsi molto importante e probabilmente anche parecchio impiegato. Cigarini ancora sottotono, ma non è più quel disastro troppo impersonificato nell'irritante passività difensiva del regista: inizia ad aggredire l'avversario ed ha nei piedi e nella visione di gioco un valore aggiunto, non ancora sfruttato a pieno.
Il Napoli ha perso, purtroppo, ma ora si rituffa in un campionato che lo vede terzo, pronto a rincorrere quel sogno ancora in embrione chiamato Champions. Ad attenderlo, come dice sempre Mazzarri, ci saranno 19 finali, la prima delle quali, e di finale si tratta per davvero, o di sicuro di un importante spareggio in chiave europea, vedrà nel posticipo di domenica, in un San Paolo nuovamente gremito, gli azzurri contro i rosanero, altrettanto rinati dalle cure di un altro mister subentrato in corsa, Delio Rossi. Pur essendo partita di cartello ai giorni nostri, Napoli e Palermo si sono affrontate nell' “anfiteatro di Fuorigrotta”, solamente in 16 circostanze, con uno score statistico che vede gli azzurri in netto vantaggio per 12 trionfi ad 1, e con 3 incontri finiti in parità. Altrettanto netta è la differenza reti che vede un +31 per il Napoli (38 realizzate contro le 7 subite), sebbene la maggior parte delle realizzazioni sia stata siglata in un epoca che risale quasi alla protostoria del calcio (l'incontro si è disputato solo cinque volte negli ultimi quarant'anni). E nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un Napoli-Palermo qualunque giocato nel lontano 17 novembre del 1968 avrebbe in realtà salutato l'ultima realizzazione in azzurro di Omar Sivori. Il Cabezon, difatti, sole due settimane dopo fu coinvolto in una rissa durante l'incontro con la Juventus, e la conseguente squalifica per sei giornate fu la goccia che fece prendere d'un colpo all'argentino la decisione di tornare definitivamente a casa. La stagione '68-'69 vide gli azzurri raggiungere, al termine del campionato, il settimo posto, e proprio la prodezza di Sivori con la quale si decise l'incontro (1-0) col Palermo, donò al Napoli la prima vittoria del torneo, iniziato male con quattro pareggi e due sconfitte. Nelle ultime due stagioni altrettante vittorie per i partenopei, entrambe ottenute nell'anno solare 2008. Agli inizi della primavera, nel girone di ritorno che lanciò gli azzurri di Reja verso l'Intertoto, una rete di Hamsik a tempo scaduto fece esplodere la gioia dei padroni di casa violando la resistenza rosanero. E quel Napoli arrembante di fine campionato, riproposto ancora più arrembante all'inizio di quello successivo, sconfisse nuovamente i siciliani in prossimità di un altro cambio di stagione, ad autunno appena iniziato, con un 2-1 siglato ancora da Hamsik nella prima frazione di gioco, dal panteron Zazà al '75 e con la rete della bandiera per i palermitani segnata da Miccoli su rigore quando ormai si era entrati negli ultimi minuti di partita.
La sconfitta è arrivata dunque, sebbene sia un peccato, perchè la cultura del trionfo la si infonde vincendo, e la coppa Italia doveva essere un obiettivo perseguito con maggiore tenacia, piuttosto che liberarsene come un onere indesiderato. Riprende il campionato da dove lo si era lasciato, e cioè da quei magici 12, e dico dodici, risultati utili consecutivi, che hanno traghettato gli azzurri fino al paradiso terrestre. È importante adesso reagire subito, già da domenica, come dopo una caduta dalla bicicletta, rialzarsi, e con le ginocchia sbucciate, riprendere immediatamente a pedalare, per evitare che la paura ti imprigioni e ti impedisca di salire ancora sulla sella del trionfo...
di Emanuele Gargiulo

Nessun commento a questa notizia | |
