

“Repetita iuvant” avrebbero detto gli antichi. “Le cose ripetute aiutano”. Non pare affatto così per il nostro mondo pallonaro. A “ripeterci” siamo solo noi. Avremmo voluto vedere un campionato diverso, combattuto, regolare, e invece siamo alle solite.
Già a fine agosto conoscevamo la prima della classe e le seconde linee. A tradirci – ma non ne siamo sicuri – forse solo un inatteso piazzamento Champions (e magari fosse così…). Per il resto la solita solfa di un campionato ormai stanco, privo di emozioni e talvolta (purtroppo spesso) privo di bel gioco. L’Europa parla chiaro. Saremo anche campioni del mondo (e guardare la nazionale nemmeno è stato un bel vedere – tutt’altro), ma il nostro pallone non è più quello di una volta. Un tempo ci accusavano di essere catenacciari, ma almeno arrivavamo. Oggi nemmeno più quello. In finale di Champions tre squadre inglesi e una spagnola, le nostre presunte “grandi” dietro lo schermo a guardare. Nulla di più. Da cosa dipende? Il nostro pallone pare comunque affascinare grandi e meno grandi calciatori – e del resto la storia non si cancella in pochi anni e battute – ma le emozioni sono ridotte a zero. Troppi sbagli in campo, troppe interruzioni durante il match, troppe incertezze dei direttori di gara, troppi se e troppi ma, troppi favori alle “presunte” grandi (che poi in Europa rimediano brutte figure), troppi drammi “fuori e dentro il palazzo”. Cosa fare? La moviola in campo potrebbe essere una soluzione, con il tempo che si ferma e poi va avanti come nel basket. E a chi dice che potrebbe nuocere allo spettacolo, ricordiamo le emozioni di una partita di basket e soprattutto ricordiamo che forse lo spettacolo ci sarebbe e sarebbe più giusto. Noi questo spettacolo del pallone è da un po’ che non lo vediamo. Per carità la domenica siamo comunque tutti allo stadio o davanti alla tv – la passione del pallone è violentemente italica – ma non sempre ce ne andiamo con gli occhi pieni di emozione e la gioia per aver visto un bel match. Spesso è il contrario, tra rabbia, frustrazioni e match già scritti.
Bisognerebbe cambiare qualcosa ed evitare che solo pochi eletti con gran soldoni si spartiscano il campionato. Che siano i play off come nel basket, che sia un’altra modalità studiata e pensata, ma così non va. Il nostro italico pallone sta diventando noia. Si discute di espulsioni, di ammonizioni con i giocatori richiamati e i direttori sempre impuniti. Giocatori spesso colpevoli – per carità – anche per il cattivo esempio che forniscono alle nuove generazioni – ma punire ogni tanto anche le giacchette più o meno malandrine?
Non che sia giustificabile, ma talvolta la rabbia dei pluripagati giocatori è quanto meno comprensibile. Loro finiscono anzitempo sotto la doccia e arbitri pluridecorati che fanno errori da partita di oratorio la domenica successiva arbitrano il big match della giornata. Capito l’errore? Non è bastata Calciopoli e forse “le cose ripetute” nel nostro pallone aiutano davvero poco. Siamo noi che ci lamentiamo sempre come da italico costume? No, è il nostro pallone che ci ha stancato e annoiato. Vediamo un campionato già scritto e senza smalto, fatto di goal irregolari e di rigori regalati, di sfavori e di ingiustizie. A che pro vederlo, quando i giochi sono già fatti e tutto il resto è noia? La fortuna delle società di calcio e delle pay tv è il nostro pazzo amore per quella sfera di cuoio, ma forse, amore o non amore, è arrivato davvero il momento di cambiare qualcosa.
di Renata Scielzo

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