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• AMARCORD: NAPOLI-FIORENTINA, BASTA PASSI FALSI! •

11/03/2010 11:56:33
 Seconda sconfitta per il Napoli di Mazzarri, ma questa brucia, brucia nell’aria densa di ipotesi incomprensibili, brucia sulla pelle di sogni che sembrano diventare sempre più evanescenti come ombre sul fare del mattino, brucia perché questa volta è stata una sconfitta meritata contro una squadra meglio organizzata, con più fame di punti e con gambe che carburavano come un motore al massimo dei giri. Normale calo fisiologico, questa è la spiegazione che è stata data al momento no del Napoli, ipotizzata da opinionisti e avvalorata dallo stesso Mazzarri. Ma il calo di forma non può essere una motivazione, semmai uno specchio nel quale si riflettono i limiti di una squadra, fino a qualche tempo fa mascherati dalla grinta, e si riflettono nondimeno i limiti di un organico senza alternative che invece di venire rinforzato a gennaio, quando il Napoli aveva agguantato addirittura il terzo posto, è stato ulteriormente sfoltito con cessioni che ad oggi si sono fatte sentire, su tutte quella di Jesus Datolo, il quale con i suoi guizzi sulla trequarti avrebbe potuto spezzare la monotonia di tutta una serie di pareggi che, oltre alle gambe, hanno di sicuro mortificato anche un po’ il morale. È stato quasi imbarazzante vedere il Napoli a Bologna agire con i centrocampisti sulla trequarti e con i suoi tre “avanti” tutti fuori dall’aria di rigore: come si pretende di essere pericolosi così lontano dalle zone più intime della squadra avversaria? Tanto più se la condizione non permette uno due o tagli in velocità? I limiti di una squadra strutturalmente costruita male vengono fuori, manca il peso di una prima punta – e non è un caso che il Napoli con Denis risulti sempre più pericoloso, perché sebbene il Tanque si strafochi gol colossali, in ogni caso è sempre li a presidiare l’aria avversaria facendo trillare continuamente il campanello d’allarme – mancano ricambi che possano concedere un po’ di riposo a gladiatori che hanno cavalcato fino ad ora ad elevatissimo regime e che sono evidentemente in apnea. Un’altra occasione gettata al vento? Saranno queste ultime 11 gare a dirlo, ma di sicuro il Napoli deve rimettersi in carreggiata alla svelta se non vuole sbattere contro il muro della delusione. Ed è inutile aggrapparsi alla fatica dopo la rincorsa folle partendo dal buco nero del fondo classifica.  Anche Roma e Palermo hanno rincorso, ma non per questo si fermano, e forse, se il Napoli fosse stato più avveduto senza il timore, che una grande squadra non può e non deve permettersi, di alterare gli equilibri dello spogliatoio, adesso, forse, non si parlerebbe in questo modo. Ma con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte, e allora occhio alla prossima gara, contro una Fiorentina delusa ed arrabbiata dopo l’esclusione Champions. Partita fondamentale per i partenopei che devono ergere una barricata invalicabile per difendere un settimo posto, obiettivo  minimo che potrebbe ugualmente valere l’Europa nel caso in cui si verificasse la molto probabile finale di coppa Italia tra Roma ed Inter (già la coppa Italia, gettata via come un impegno indesiderato…perseguirla avrebbe voluto dire vincere un trofeo ed avere l’accesso diretto alla Europa League!).  il tabellino delle sfide tra azzurri e viola al San Paolo conta 59 scontri dei quali 27 vittorie per il Napoli 14 per i gigliati e 18 pareggi, con una differenza reti a vantaggio della squadra di casa di 75 a 58. Il 10 maggio del 1987 Napoli-Fiorentina ebbe il sapore di una duplice iniziazione. In un San Paolo vestito a festa si giocò la penultima giornata di un campionato strepitoso per i partenopei, ai quali serviva un solo punto nelle ultime due gare per laurearsi per la prima volta nella propria storia campioni d’Italia. Dalla partita non ci si aspettava tanto, la Fiorentina veleggiava in una tranquilla posizione di metà classifica, ed il tricolore era un sogno pronto ad essere afferrato a piene mani dai desideri di una piazza che esplose nella gioia più totale allo scoccare di quel triplice fischio. Napoli-Fiorentina, il segno azzurro sul torneo, una squadra trascinata dal più grande di tutti i tempi, al quale per la prima volta si contrappose un giovanotto che avrebbe poi scritto la storia del calcio italiano, Roberto Baggio. Squillo di tromba azzurro con Andrea Carnevale, Napoli in vantaggio mentre la fibrillazione ticchettava come le lancette di un orologio di 90 minuti. Il dio della predestinazione baciò il destro di Baggio che con una sua parabola su punizione siglò l’1-1, primo gol della carriera in A, proprio al cospetto di re Diego e del Napoli dei miracoli. Due stagioni or sono il Napoli ammazza grandi, che volava nel girone di ritorno verso la porticina sull’Europa dell’Intertoto, sconfisse i viola, anche allora grossomodo verso la metà di marzo, con un rotondo 2-0 siglato interamente da un incontenibile Pocho, per una volta in veste bomber, che chiuse la gara nel primo tempo con un uno-due micidiale tra il 23’ ed il 31’.  L’anno scorso alla seconda di campionato, in quell’inizio fulminante che portò gli azzurri di Reja fino alla vetta assoluta del campionato, il Napoli trionfò nuovamente sui viola per 2-1. Vittoria in rimonta per i partenopei i quali dopo il gol di Mutu allo scadere della prima frazione, ribaltarono lo score con Hamsik e Maggio, affermando una volta ancora la propria forza in casa e la costanza di un percorso di crescita che non ha mai avuto intoppi. Non c’è due senza tre, solitamente si dice, e questo potrebbe essere ben augurante in vista dell’anticipo di sabato. Non importa quale sarà l’undici che andrà in campo, l’importante è scrollarsi di dosso il torpore di questi ultimi turni e ritornare alla vittoria, perché l’Europa aspetta, e da veri galantuomini non bisogna farla attendere troppo…

 


di Emanuele Gargiulo

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