

Partiamo dalla prima della classe, prima di arrivare ai nostri e di cominciare con sonore tirate di orecchie a destra e a manca. La “quasi fu” prima della classe, la signora schiacciasassi di un tempo, troppo impensierita dal prossimo impegno di Champions con il Chelsea e letteralmente terrorizzata dall’idea di rimediare la solita brutta figura in chiave europea, si è fatta “cappottare” dal Catania dell’ex Mihajlovic e raggiungere in men che non si dica dai cugini rossoneri, non ad un passo ma ad un solo punto (sebbene a loro volta “cappottati” di brutto dai Red devils di Rooney & co). Campionato riaperto per la gioia degli astanti. Con la complicità di arbitri pro-Galliani secondo alcuni, per la mancanza di attributi dell’Inter secondo altri. Quale che ne sia la causa, c’è una sola certezza: l’Inter dello specialOne rischia di buttare all’aria un tricolore che aveva qià vinto e che meritatamente avrebbe dovuto vincere (al di là di alcune cattive prove – e potremmo ricordare proprio quella con il nostro Napoli) vista la pochezza degli avversari. Gli interisti, dimentichi di quanto già combinato due anni or sono (in panchina c’era Mancini, ma la sostanza era la stessa), rischiano di ridursi di nuovo all’ultima di campionato per mettere le mani sul tricolore (due anni fa per 45 minuti fecero addirittura sognare Spalletti e la Roma dei romanisti). Allora ci fu Ibra, oggi?
Non da meno le altre grandi o presunte tali. La Juve, nonostante la “buona volontà” delle giacchette nere di ieri, oggi e domani, si è fatta raggiungere in casa dal Siena, subendo una rimonta storica dall’ultima in classifica. Partiti a razzo, gli juventini si sono fatti rimontare ben tre goal. Immodestia? Più che immodestia o imprudenza, si direbbe No regalo, no party. Ieri è mancata la solita ciliegina finale, per una squadra che poco convince e poco sembra grande.
Pochi attributi anche per i giallorossi. 3-3 anche per la Roma di Ranieri. E lì sono stati errori difensivi a iosa e la solita immodestia e imprudenza giallorossa. Se l’è risa Lucarelli, autore di una indimenticabile tripletta.
Solo il Milan tra le grandi ha colto l’attimo. Ma non tanto per gli attributi, quanto per un colpo di fortuna. Il solito buon vecchio Seedorf. Ma se fortuna c’è stata contro il Chievo, la sfortuna ha spalancato ancora una volta le sue porte ad una delle sue vittime preferite, Alessandro Nesta.. e non solo. Perso il difensore per la rottura di un tendine, il Milan ieri si è visto venir meno anche l’assistman Beckam (anche per lui rottura del tendine e stagione finita).
E se tra attributi mancanti e colpi di fortuna/sfortuna hanno giocato le grandi o presunte tali, cosa hanno fatto i nostri? Al di là delle canoniche tirate di orecchie (ora per Denis, ora per Lavezzi, ora per l’effimero Quagliarella, ora per l’arbitro di turno) e dei complimenti al buon Frey per le sue parate, su tutti bisogna rimproverare Mazzarri. Prandelli docet. Prandelli ha vinto. Il tecnico viola ha rischiato e ha avuto ragione. Mazzarri si è chiuso, ha tolto Denis per metter dentro un sempre più evanescente Quagliarella e ne ha pagato le conseguenze. L’Europa si allontana sempre più, la crisi c’è tutta, gli arbitri continuano a sbagliare (e non sono danni di poco conto), il presidente è in un certo qual modo “latitante”. Bisogna ridestarsi. Sveglia ragazzi, alla prossima c’è il Milan. Possiamo chiudere definitivamente il campionato, contribuire alla vittoria dei rossoneri, o aprirlo anche alla Roma. Quale delle tre? Non c’è risposta. Perché degli altri non ci interessa. L’unico imperativo è VINCERE e regalare ai rossoneri l’amaro in bocca di due anni fa, quando li sbattemmo fuori dalla Champions o anche dell’andata, quando in zona Cesarini Cigarini li raggelò. LI RAGGELIAMO? Alla prossima
Fonte: Pianetazzurro
di Renata Scielzo

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