Questa la notizia ansa apparsa pochi minuti fa nella sezione calcio del sito della nota agenzia di stampa. 

Come spesso è stato ripetuto, nel caso della giustizia sportiva, nei confronti di alcune tifoserie vengono usati pesi e misure differenti. Per capire davvero però, le differenze fondamentali occorse tra episodi del tutto simili, seguiremo una pista di episodi passati, per analizzare meglio questa situazione che indigna i tifosi partenopei

Il Napoli è in serie B ed è il 2 dicembre 2006. Dal settore Distinti parte una serie lunga di lanci di petardi (7-8 unità). La gara, interrotta dall’arbitro Orsato, riprende solo dopo l’intervento di De Laurentiis e Marino, che chiedono ai facinorosi di smetterla. Dopo quell’episodio il Napoli gioca una partita, contro il Mantova, a porte chiuse in uno stadio neutro e riceve una multa.

Corre la stagione 2007/08, è settembre, e contro il Livorno i tifosi partenopei si rendono artefici di gesti poco raccomandabili, procurando una sentenza piuttosto dura per la società partenopea. Ecco la sentenza del giudice sportivo Gianpaolo Tosel. Il San Paolo, stadio di casa del Napoli, viene squalificato: “per avere suoi sostenitori, all’inizio della gara, esposto per brevi attimi, uno striscione ingiurioso nei confronti della tifoseria avversaria; per avere inoltre, nel corso della gara, acceso complessivamente nel proprio settore tredici fumogeni; per avere, infine, al 35′ del secondo tempo, scagliato nel recinto quattro bottigliette una delle quali, piena, colpiva al petto un assistente, provocandogli una sensazione dolorifica; valutata la potenzialità lesiva in danno degli Ufficiali di gara di tale comportamento e considerata la recidività”. Dopo questo episodio il Napoli gioca a porte chiuse la gara contro il Genoa e riceve un’ammenda.

Questi sono tre esempi. Ora passiamo al caso “Juve”. Nella gara contro il Milan, vista in tutto il mondo e scenario di uno “spettacolo” internazionale, emblema del nostro calcio, i tifosi bianconeri, e non solo quelli organizzati, additati di essere quelli violenti, si sono destreggiati in atti di vandalismo non indifferenti. Cori razzisti e fumogeni a parte (che comunque hanno influenzato l’andamento della gara scaturendo una visibilità pessima sul terreno di gioco); chi ha assistito alla gara ha visto che i bianconeri hanno letteralmente incendiato sediolini e cumuli di giornali all’interno dell’Olimpico di Torino. In più si sono sentiti petardi esplodere all’interno dello stadio e la protesta dei facinorosi, che erano tutt’altro che la minoranza, è stata a dir poco esagerata. Anche i tifosi del Milan, si legge dalla notizia ansa, hanno lanciato petardi e oggetti nel terreno di gioco e nel settore dei tifosi di casa. Eppure la sentenza, al di là delle “salate” multe è stata totalmente inesistente. Nel mondo del calcio, teatro di movimenti economici straordinari, 40.000 € per la Juve e 20.000 € per il Milan non contano certo molto. Manteniamo tutto il rispetto per i soldi e per le cifre citate, che però equivalgono rispettivamente alla diciannovesima e alla trentottesima parte (circa) dell’incasso percepito con i soli ingressi allo stadio (703.860,29 €). Per cui queste ammende, tralasciando gli incassi televisivi, gli sponsor e tutte le altre fonti di guadagno che derivano da big-match, risultano cifre davvero irrisorie. In più ci si chiede, e ci si continua a chiedere ormai da anni, perché lo stadio di Torino e le trasferte milaniste rimangano illese anche dopo tanta violenza? A cosa si deve arrivare perché la Juventus e il Milan (e altre squadre di vertice) giochino a porte chiuse? Ai posteri l’ardua sentenza…

di Gianmarco Delli Veneri